Alberto ZanchettaAlberto Zanchetta

L'incontro diretto – Addentrarsi nel linguaggio di Salvo (Salvatore Mangione), curiosare tra le opere che ha realizzato dagli anni Ottanta ad oggi e ricavarne una visione di insieme che racconta la sua lunga storia d'artista. Un percorso fatto di cambiamenti, che muove da un iniziale interesse per l'arte concettuale e arriva alla maturazione di uno stile autonomo, che gli permette di rendersi unico e ben identificabile nell'orizzonte contemporaneo. Il coraggio di osare, senza mettere in dubbio ciò che continua, sta alla base della sua ricerca, così come la fiducia nella pittura. Salvo ritorna alla Dep Art di Milano a distanza di due anni, con una mostra intitolata "Récits" che si sviluppa a partire dalle Lapidi per poi passare attraverso il Ritorno alla pittura (di cui l'artista è stato un precursore), fino ad arrivare ai soggetti più recenti. L'esposizione è curata dal critico Alberto Zanchetta che in una breve intervista ci porta alla scoperta di quest'artista.

Alberto quali sono, secondo la tua opinione, gli elementi che rendono affascinante il linguaggio artistico di Salvo?
"Salvo è tra i pochi artisti italiani capaci di sintetizzare concezione ed esecuzione, dimostrando che il pensiero e il fare, la riflessione e il mestiere, sono assolutamente

La città, 1985La città, 1985

complementari. Ogni sua opera è una "storia silente" che si rivolge all'occhio e non già all'orecchio (lo spettatore, infatti, non abbisogna di altro che non sia l'opera stessa). Salvo ha sempre saputo infondere grazia e ingegno nei suoi soggetti, rinnovando la grande stagione del paesaggio, della natura morta, del d'après, dell'autoritratto; ciò che rende affascinante il suo linguaggio è la caparbia, incrollabile fiducia nella pittura, e la ricerca continua intorno a una cultura visiva ormai millenaria".

Quali sono i temi più cari all'artista e la motivazione di quest'affezione?
"Sono molti e diversificati. Legati magari alla frequentazione dei musei e delle pinacoteche, da cui ha tratto i rifacimenti dei San Giorgio, dei San Michele Arcangelo, dei San Martino, ma anche diversi soggetti come per esempio "Ercole che combatte con l'Idra" o i "Giganti fulminati da Giove". Ogni sua opera rivisita e attualizza la pittura di genere, si può quindi parlare di affezione in senso culturale, ovvero: di un'anamnesi artistica che inietta colore direttamente nelle vene. Ci sono poi le Mishram, le Piramidi, i Minareti, soggetti legati ai ricordi dei viaggi intorno al mondo. Altri ancora vengono invece attinti alla letteratura – non per nulla Salvo è un lettore onnivoro".

Come si inserisce il percorso di Salvo nella contemporaneità dell'arte?

Ottomania, 1991Ottomania, 1991

"Salvo ha reso nuovamente attuale la pittura, recuperando una continuità storica e filologica con il passato. Cimentandosi con la grande tradizione pittorica; egli si è posto il problema della forma e dell'originalità: «Il mio unico problema – ha detto l'artista – è quello di riuscire a fare il quadro in modo originale, per rispecchiare la mia unicità di individuo. Borges dice che in letteratura si scrive sempre lo stesso libro. In pittura è la stessa cosa: ciò che cambia è la capacità di innovare, di essere se stessi attraverso il soggetto». Rispetto ai temi e ai soggetti trattati, è il colore a rendere attuali le sue opere, perché è un colore artificiale/innaturale, che si rifà alla luce vitrea dei neon e alle accensioni cromatiche della nostra epoca, piena di sfavilli e cromie cangianti".

Nello specifico della mostra, quali sono le opere più significative? Come mai?
"Sicuramente la Lapide (1972) e la fotografia de I Tre Regni (1969) in cui si evince l'aspetto concettuale dell'artista, peculiarità che negli anni non è mai venuta meno, neppure quando ha caldeggiato il "ritorno alla pittura", rinunciando così a media espressivi più à la page. Ci sono poi La città del 1985 e i due Interni con funzioni straordinarie degli inizi degli anni '90 che rasentano il minimalismo: forme ridotte ai minimi termini (e/o ai minimi comuni denominatori) che pongono l'attenzione sui volumi, sullo spazio, sulla luce, che sono i veri protagonisti di queste sue "creazioni idealizzate". Ovviamente non mancano le Ottomanie, tra i quadri più noti al grande pubblico, anche per via del neologismo coniato dallo stesso Salvo".

SALVO
Récits
6 marzo – 30 aprile 2010
Milano, Galleria Dep Art
via Mario Giuriati, 9
a cura di Alberto Zanchetta
Tel/Fax +39 02 36535620
http://www.depart.it/ – art@depart.it
Dal martedì al sabato dalle 15 alle 19
Mattina e Festivi su appuntamento
Ingresso libero