Tutte le iniziative del Gruppo Archeologico di LuinoTutte le iniziative del Gruppo Archeologico di Luino

Lo scorso sabato 19 marzo è stata inaugurata a Luino, presso Palazzo Verbania, la mostra "Celti del lago, popoli e culture preromane dell'Alto Varesotto", organizzata dal Gruppo Archeologico Luinese, con il patrocinio del Comune. Ha accompagnato la mostra la conferenza "Golasecchiani e Leponti: antiche genti celtiche del territorio insubre", di cui sono stati relatori il dott. Brandolini e la dott.ssa Percivaldi.

Alla riscoperta delle radici celtiche – In una breve introduzione, il prof. Rossi e il Dott. Galli, della commissione Biblioteca, hanno sottolineato l'importanza della riscoperta delle tradizioni e della storia locale.

Due voci per un'unica storia – La conferenza ha affrontato tre grandi tematiche: i caratteri archeologici della cultura di Golasecca, ormai considerata celtica, la lingua dei Golasecchiani e il sistema commerciale dell'epoca. Perché parlare di civiltà golasecchiana a Luino e dintorni? Come ha ricordato il dott. Cocomazzi, direttore del Gruppo Archeologico, a Castelveccana in passato è stata attestata una necropoli golasecchiana e forti indizi lasciano supporre la presenza di un abitato.

Celti senza segreti – Le parole dei relatori hanno

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di Luino

delineato una realtà, quella celtica, ricca di spunti. La cultura golasecchiana si diffonde nel Varesotto lungo il Ticino, dove si trovavano gli agglomerati "urbani" più importanti, fra Sesto Calende e Castelletto Ticino: questi nostri antenati vivevano in villaggi semplici, fatti di capanne, spesso con fondazioni in pietra ed alzato in materiale deperibile, come paglia ed argilla. Molto importante era il culto dei morti: una volta bruciati, le loro ceneri erano conservate in urne funerarie, poste in strutture tombali, note come cromlech, visibili ad esempio sulla collina del Monsorino.

La lingua – Come ha sottolineato la dott.ssa Percivaldi, la lingua è un marker culturale, un segno distintivo, perché la lingua cambia a seconda del contatto fra le genti. Scarse sono le attestazioni di lingua celtica, manca una letteratura, in quanto buona parte del patrimonio culturale era tramandato oralmente, dai druidi. L'alfabeto celtico, detto anche leponzio, riprende quello etrusco, con alcune modifiche. Le attestazioni a noi giunte non sono numerose ma importanti segno di una certa vitalità culturale: scritte semplici, come dediche a dei, oppure incisioni su vasi.

Abili commercianti – La posizione assai favorevole, vicino al Ticino, alle Alpi, alla Pianura Padana permise ai Celti Golasecchiani di stabilire i rapporti commerciali sia con il mondo d'Oltralpe, sia con il mondo italico. Importavano quindi ambra dal Baltico, metalli, rame, salgemma, ceramica etrusca, oggetti in bronzo. Esportavano invece oggetti prodotti in loco e importati dal centro Italia.

Organizzata e allestita dal Gruppo Archeologico Luinese, la mostra si prefigge uno scopo didattico: l'intento è quello di raccontare le origini, le tradizioni più antiche della zona. Questo spiega la ricca quantità di pannelli e le ricostruzioni. Una storia però che non si ferma ai Golasecchiani, ma si spinge più indietro fino all'epoca preistorica. L'esposizione è organizzata in due sezioni. Nella prima sala pannelli e oggetti raccontano il popolamento della zona varesina, a partire dall'isolino Virginia, passando poi per l'età del Bronzo, fino ad arrivare ai Celti dell'età del ferro. A questi sono dedicati pannelli che ne descrivono la vita quotidiana, la lingua, la religione e i culti.

Accanto a questi dati di storia generale, sono messi in evidenza tratti di storia locale. Ecco quindi che viene dato ampio spazio a Castelveccana, sede di una necropoli celtica, e alla sepoltura di Torbera, frazione di Dumenza,

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attribuibile sempre al periodo golasecchiano. Arricchisce la ricca cartellonistica la presenza di riproduzioni di oggetti archeologici pertinenti alle età prese in esame: riproduzioni di vasi, armi, fibulae, addirittura plastici dei siti più importanti, come il Monsorino, messe a disposizione del Gruppo archeologico luinese da altre realtà del territorio varesino, come il Gruppo Archeologico dlf Di Gallarate, Il Gruppo di Ricerche storiche di Castellanza e Brandolini.

La seconda sala è invece dedicata alle tracce archeologiche che fanno da padrone, per numero di attestazioni, nella zona luinese. Si tratta cioè delle incisioni rupestri che in cinque anni di attività i volontari del gruppo hanno evidenziato in oltre sessanta località. L'abitudine di incidere su pietra risale all'epoca preistorica, ma continua poi anche in tempi più recenti. In mostra viene dato particolare rilievo ai due massi coppellati, cioè caratterizzati da incisioni di forma circolare, provenienti da Brezzo di Bedero, recanti ciascuno 44 e 33 incisioni. Molto interessante è anche il Masso della Macina, inciso in epoche molto diverse, che riporta ben nove differenti tipologie di incisioni, fra cui una strana lettera…ultimo, perché recentemente studiato, il masso di Castronno caratterizzato da una croce e da coppelle.

Uno sguardo ai più piccoli – Tutti i pannelli sono caratterizzati da piccoli box, destinati ai bambini, dove i contenuti sono espressi in maniera semplice, come tappe di una grande fiaba. Un ottimo sistema, quindi, per invitare anche le scuole a visitare la mostra. Ma siamo solo agli inizi. La conferenza di sabato e la mostra sono state solo l'inizio di un periodo intenso per eventi, che si concluderà il week end 2-3 aprile, quando Luino ospiterà il XIV Meeting dei Gruppi Archeologici del DopoLavoro ferroviario. Una pagina di storia ancora da scrivere.

Mostra Celti del lago, popoli e culture preromane dell'Alto Varesotto
Palazzo Verbania, Luino
Dal 19 marzo al 27 marzo
Per informazioni www.archeoluino.it