Nel nostro viaggio nel cinema dei mostri marini, celebrando i cinquant’anni di Lo Squalo di Steven Spielberg, approdiamo a L’ultimo respiro. Trappola negli abissi, nuova immersione nel terrore subacqueo…
Ad attrarre un subacqueo britannico sul viale del tramonto e un vivace giovane contornato da amici del college, è la notizia del ritrovamento del cacciatorpediniere USS Charlotte affondato nel 1944 al largo delle isole Vergini Britanniche.
Con tali premesse si apre “L’ultimo respiro. Trappola negli abissi”, titolo originale “The last breath”, per la regia Joachim Hedém, sceneggiatura Andrew Prendergast e Nick Saltrese, con Kim Spearman, Jack Parr, Alexander Arnold e Erin Muller.
Non si mette in atto solo un passaggio generazionale, ma accomunate a quelle oceaniche, anche ricerche interiori.
Le immersioni, inizialmente prive di rischi, si riveleranno sempre più pericolose, stabilendo due differenti distinzioni spaziali: l’infinito dell’oceano e gli interni del relitto ed inoltre le acque saranno percorse anche da implacabili squali bianchi.
Mettendo in atto una raffinata strategia, gli squali seguiranno a debita distanza le presenze umane provocando reciproche paure e facendo in modo che ai sommozzatori venga a mancare la scorta di ossigeno, sino ad impedirne la riemersione.
Sorrette da una calibrata fotografia, le riprese all’interno del relitto alimenteranno l’idea di claustrofobia.
E poi si sa, agli squali bianchi, prima di consumare i pasti piace giocare.
Mauro Bianchini
“L’ultimo respiro. Trappola negli abissi” – Regia Joachim Hedén









