Raffaella nel laboratorioRaffaella nel laboratorio

Da economista ad artistaRaffaella Bandera non è sempre stata un'artista; laureata in economia alla Bocconi ha lavorato per molti anni in un'azienda del settore meccanico. Nel 2001 decide di sconvolgere la sua vita per cercare la sua vera strada, ed intraprende così il viaggio alla scoperta della resina e delle gomme siliconiche che la porterà nel 2003 a diventare designer di lampade.

Il valore degli scarti – Nella sua serra, riadattata a laboratorio, Raffaella vede crescere e maturare le sue idee accanto a una quantità indescrivibile di barattoli e sacchetti contenenti oggetti di ogni tipo: dalle conchiglie, ai pigmenti di colore, ai tappi dei tubetti di silicone con cui lavora: "non butto via proprio niente – racconta l'artista – neanche gli scarti del mio lavoro. Esprimo questo mio concetto di riciclaggio attraverso delle opere composte da stampi di ciottoli in gomma siliconica in cui inserisco i miei scarti; questi vengono poi inclusi nella resina dando un risultato di grande effetto. Mi stimola l'idea che questi pezzi di scarto che da soli non dicono niente, messi insieme ad altri nella composizione acquistino valore; per me è fondamentale il concetto che dalle cose povere possa nascere qualcosa di bello".

Una sua creazioneUna sua creazione

Conoscere e sperimentare – E il bello è ravvisabile nelle opere di Raffaella, dai lampadari creati utilizzando bicchieri rotti, bottiglie di plastica e stecchini del caffè, alle lampade da tavolo con frange di bulloni o costruite con bacchette di acciaio e resina pigmentata: "l'idea delle lampade è venuta a una mia amica che faceva la scenografa; quando sono entrata in crisi col mio precedente lavoro abbiamo deciso di dedicarci insieme a qualcosa di creativo, così ci è venuta l'idea di utilizzare la resina per produrre lampade; io mi sono incuriosita e non avendo un'istruzione tecnica e artistica ho cercato i corsi per la lavorazione di questo materiale ma non ne ho trovati, così mi sono data alla sperimentazione da autodidatta. Ho iniziato alla ceca, senza avere un progetto ben preciso; ma mi preoccupava di più l'apprezzamento delle mie opere da parte degli altri che la paura di non riuscire a creare, perché sapevo che con grande impegno ce l'avrei fatta".

Trovare l'equilibrio – Ciò che colpisce di Raffaella è la grande volontà di sconvolgere la propria vita per seguire il cuore: " Mi hanno dato molta energia le biografie di quegli artisti che per esempio hanno fatto i medici o altri lavori fino a 40 anni e poi si sono dati alla carriera artistica, oppure gli autodidatti; mi ritrovavo molto in quelle storie. Quando fai un lavoro la gente ti mette un'etichetta e anche tu cominci a credere di essere come ti vedono gli altri; è difficile cambiare e togliersi quell'etichetta. All'inizio quindi cercavo di conoscere artisti del passato che hanno fatto come me, per darmi forza; ora ho trovato l'equilibrio e sono finalmente felice".