La chiesa di S. Stefano a BizzozzeroLa chiesa di S. Stefano a Bizzozzero

"Chi che par ul dì di sant al cimitei, gavù l'ucasiun d'andà/ anca la gesa da S.Stevan la pudü andà guardà/ a rendas cünt persunalment/ da tutt ul lavorà ca gan fai dent." Così recita una poesia dialettale dedicata alla chiesa di S. Stefano di Bizzozero. Ed in effetti anche un visitatore disattento non può non rimanere piacevolmente colpito dall'edificio: la chiesetta è ben curata, all'interno gli affreschi risplendono dopo il restauro. Eppure tutto questo, fino a non molti anni fa, era impensabile.

Un lungo degrado – Già nel 1882 le fonti parlavano di una chiesa in pessimo stato di conservazione, con il tetto sconnesso, il pavimento rovinato dai topi. Gli stessi concetti vennero ribaditi in accorati appelli ancora nel Novecento, ma rimasero inascoltati. Dagli anni Sessanta prese avvio un'opera di sensibilizzazione, attraverso conferenze, pubblicazioni, finchè nel 1969 il Gruppo Culturale di Bizzozero si fece carico della chiesetta e diede vita al "Comitato pro restauro Santo Stefano". Il cantiere iniziò l'anno seguente, sotto la direzione dell'architetto Ravasi.

I restauri –
I primi interventi avevano lo scopo di assicurare la copertura protettiva della chiesa, poi si passò agli affreschi e ai pavimenti. Mano a mano che i lavori procedevano parecchie erano le sorprese. Alcuni sondaggi archeologici sotto il pavimento portarono alla luce delle sepolture, ma soprattutto comparvero agli occhi emozionati dei restauratori gli affreschi romanici dell'altare e dell'arco di trionfo.

Benvenuti in cantiere!
In quei lontani anni Settanta,

Fasi costruttive della chiesaFasi costruttive della chiesa

l'opinione pubblica, gli abitanti della zona e molti appassionati vennero coinvolti nel recupero dell'edificio, ci furono raccolte di beneficenza, concorsi, conferenze per raccogliere i fondi necessari a continuare i lavori. Dal 1971 poi il Comitato assunse un'iniziativa coraggiosa, ovvero l'apertura del cantiere, che consentì l'ingresso alla gente per prendere visione dei lavori fatti e delle scoperte archeologiche.

Torniamo al presente, o forse no! Oggi la chiesa si mostra ai visitatori in tutto il suo splendore, un piccolo scrigno di arte, un nome su tutti è quello di Galdino di Varese. Ma per capire le vicende di questo lembo di terra, bisogna riprendere nuovamente il filo della storia e tornare più indietro, all'epoca celtica.
Posto a circa 400 metri sul livello del mare, il borgo di Bizzozero ha sempre svolto una funzione strategica importante, perché si trova lungo tre vie, una proveniente da Schianno, l'altra da Varese, la terza dalle Bustecche. Le più antiche testimonianze archeologiche sono alcune tombe di II-I secolo a.C., appartenenti a popolazioni di Galli Insubri, stanziate nella zona.

Un tavolo da gioco parlante – Il passaggio dei Romani è testimoniato da alcune iscrizioni in latino, di cui una recuperata proprio vicino alla chiesa, dove era usata dai contadini come tavolo da gioco e riparo dalla pioggia. Letta dal grande storico Mommsen, conteneva una dedica al dio Silvano, forse venerato in un edificio sacro che esisteva in zona. Forse sulle sue rovine è sorta la chiesa di S. Stefano? Senza dubbio è interessante la dedicazione a S. Stefano che la Chiesa ricorda come protomartire: lascerebbe supporre una certa antichità dell'edificio.
Il culto del santo è testimoniato a Milano già all'epoca Ambrosiana con il battistero di S. Stefano e ben 13 su 27 pievi della diocesi di Milano sono dedicate a lui.

Particolare degli affreschi romaniciParticolare degli affreschi
romanici

Giù e giù nel terreno – Gli scavi archeologici compiuti durante i restauri hanno fornito molte indicazioni, ma poche certezze. La fase più antica della chiesa consiste in un edificio di difficile lettura e datazione, forse un sacello, di cui si conservano i muri laterali, attraversati da fondamenta parallele. Addossata ad una di queste si trovava una tomba di epoca romana, con fondo in tegole e fianchi foderati da pietre e mattoni: al suo interno due scheletri e due fibbie di cintura.

Una piccola chiesa dedicata a S. Stefano –
Probabilmente a partire dal VII secolo, in piena età longobarda, sul presunto sacello sorse la primissima chiesa, più piccola dell'attuale e caratterizzata da un'abside minore, messa in luce durante gli scavi. In epoca romanica l'edificio assunse la forma attuale, ad una navata chiusa da un'abside, probabilmente in seguito ad un incremento demografico verificatosi dopo il X secolo. Proprio a questo periodo risale un primo ciclo di affreschi dell'abside, di cui oggi rimangono solo alcune tracce, perché gli interventi architettonici dei secoli ne hanno provocato la distruzione. Si può però tentare di ricostruire l'antico apparato decorativo: una parte inferiore, decorata a losanghe, ed una superiore, con figure umane, fra cui, molto delicata, quella di un giovane santo. A questo periodo risalgono anche altre otto tombe, di cui una femminile, orientate verso l'altare.

L'altare al centro della fede –
Grande sorpresa, come si è detto, al momento della scoperta dell'altare, tipicamente medievale, formato da un blocco decorato, con tanto di fenestella confessionis, ovvero l'incavo interno dove si conservavano le reliquie. Il fianco destro mostra la figura di un santo vescovo, seduto in trono, identificato con S.Ambrogio; dalla parte opposta è invece raffigurato un santo giovane ovvero S.Stefano, dipinto da una mano differente. L'altare di Bizzozero è uno dei soli tre altari romanici affrescati dell'intera Lombardia, assieme a S.Benedetto al Monte di Civate e S.Pietro di Gemonio.

La storia non finisce qui… ed ecco quindi la chiesa di S. Stefano in pieno Medioevo, decorata da importanti cicli di affreschi, luogo di sepolture privilegiate. Ma il nostro filo della storia andrà ancora srotolato e ci porterà, nelle prossime settimane, fino al XIV secolo.