Il dipinto (ante restauro)Il dipinto (ante restauro)

Chiesa di Bosco: restaurato il "Sacrificio di Isacco" della scuola del Vermiglio, da ammirare nell'esposizione a Luino presso Palazzo Crivelli.

Sabato 14 aprile
, fin dal mattino, Palazzo Crivelli sede della UBI banca Popolare di Bergamo esporrà al pubblico "Il sacrificio di Isacco", una tela restaurata di notevole pregio artistico e di evidente bellezza, di proprietà della Chiesa parrocchiale di Bosco.

Nel pomeriggio, alle ore 15.30, l'opera sarà presentata da Piero Lotti, restauratore e da Clara Castaldo, storico dell'arte e direttore del portale Artevarese.com. Il dipinto fu attribuito dallo studioso Jacopo Stoppa alla cerchia di collaboratori operanti nella bottega di Giuseppe Vermiglio, in strettissimo rapporto con la produzione del pittore caravaggesco negli anni lombardi, nel terzo decennio del Seicento.

Al termine dell'esposizione in banca, l'opera sarà ricollocata presso la Chiesa dell'Annunciazione in Bosco. Sabato 21 aprile alle ore 21.00, vigilia della Festa Patronale di Bosco, la tela sarà presentata al pubblico da Jacopo Stoppa, lo studioso scopritore del dipinto. Al termine seguirà un concerto d'organo.

Il restauro è stato voluto dal parroco della parrocchia di Bosco, don Giovanni Giudici, in collaborazione con l'Associazione Culturale "Amici di G. Carnovali detto il Piccio", la cui presidente Carolina De Vittori si è attivata per trovare gli sponsor e seguire tutte le pratiche necessarie per l'intervento.

Il recupero della tela è stato realizzato dal Laboratorio Restauro Lotti di Varese sotto la supervisione della dott.ssa Isabella Marelli, Direttore Storico dell'Arte della Soprintendenza per il patrimonio Storico Artistico Etnoantropologico per le provincie di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Pavia, Sondrio e Varese, grazie al contributo della Fondazione Banche Unite per Varese, della Fondazione Comunitaria per il Varesotto Onlus e della Banca Popolare di Milano e fa parte di un progetto generale di valorizzazione e salvaguardia della ricca quadreria della chiesa, che si trova attualmente in un precario stato di conservazione e incuria.

E' infatti intenzione della Parrocchia, sostenuta dalla Associazione Culturale "Amici del Piccio", mettere mano al restauro del patrimonio di opere mobili che custodisce e contestualmente riordinare la grande sacrestia nella quale attualmente si trova la maggior parte di esse, affinchè l'impegno mirato alla loro conservazione si traduca in qualcosa di più che un intervento fine a se stesso ma rappresenti un'occasione di promozione, offrendo alla fruizione costante e ricorrente della comunità locale, dei turisti, degli studenti l'opportunità di un arricchimento culturale e iconografico di sicura rilevanza e una più approfondita conoscenza della storia secolare della chiesa dell'Annunciazione.

La tela, "Il Sacrificio di Isacco", è stata scelta come intervento emblematico per il primo restauro perché considerata come quella di maggior pregio artistico.
Collocabile all'inizio del terzo decennio del Seicento, il dipinto, come scrisse J. Stoppa "si distingue per una generale morbidezza esecutiva che si esalta nei panneggi dell'abito di Abramo e nell'anatomia dell'angelo. Le tinte si orientano verso accordi freddi, dall'intonazione quasi metallica nell'azzurro della veste di Abramo all'incarnato pallido dell'angelo. Il paesaggio è tutto giocato sull'accordo cromatico grigio argenteo che si stabilisce fra le nuvole e le ali del messaggero divino". L'intensità espressiva dei personaggi è resa con particolare efficacia nello sguardo interrogativo di Isacco, mentre fra Abramo e l'angelo sembra svolgersi un dialogo surreale. L'ampia gestualità del messaggero divino occupa tutta la scena, abbracciando in un gesto di salvezza il padre e il figlio, prefigurazione del Cristo, mentre la mano che indica la testa dell'agnello allude al sacrificio pasquale. (Carolina De Vittori).

Di seguito, riportiamo qualche sintetica nota su Giuseppe Vermiglio
(notizie tratte da: Giuseppe Vermiglio, un pittore caravaggesco tra Roma e la Lombardia, a cura di Daniele Pescarmona, Skira editore, Milano 2000).
Giuseppe Vermiglio (Milano 1587? – Milano 1635?) fu uno dei maggiori protagonisti del panorama artistico dell'età di Federico Borromeo. E' documentata la sua permanenza a Roma dal 1604 al 1619, dove studiò l'arte pittorica con Adriano da Monteleone e si avvicinò alla cerchia del Caravaggio, producendo una sequenza di opere nell'ambito della corrente luministico-naturalistica del Merisi, come dimostra l'Incredulità di San Tommaso nella chiesa di S. Tommaso ai Cenci a Roma (1612), la Negazione di Pietro, l'Incoronazione di spine e numerose altre opere del periodo romano. Vermiglio lavorò inoltre per i grandi committenti della Roma dell'epoca (fra i quali Vincenzo Giustiniani) e rivestì anche il ruolo di mercante, acquistando dipinti per conto

La parrocchiale di BoscoLa parrocchiale di Bosco

dell'ambasciatore del Granduca di Toscana.

Abbandonata Roma per Milano, dove nel 1621 sposò Violante Zerbi, il maestro fu a capo di una fiorente bottega, occupata a replicare le sue invenzioni meglio elaborate e richieste.
Iniziò una serie di prestigiose commissioni per importanti ordini conventuali, come i Domenicani di Novara e i Canonici Lateranensi di Novara e di Tortona, per i quali eseguì varie opere nella chiesa milanese di Santa Maria della Passione. Sempre a Milano prese avvio l'altra grande esperienza del Vermiglio, il lavoro per i certosini di Pavia dove, a partire dal 1627, realizzò numerose opere raffiguranti santi dell'ordine. Egli seppe ben interpretare quell'accademismo devozionale raffigurante soggetti biblici o religiosi, assumendo un ruolo qualificante all'interno delle commissioni conventuali, senza perdere una marcata radice caravaggesca.

Le commissioni nel Nord arrivarono prevalentemente dagli ordini religiosi, mentre la sua fortuna fra i collezionisti privati fu prevalentemente postuma.
Scampato alla terribile peste del 1630, soggiornò ad Asti e a Torino; l'ultima tappa documentata dell'artista risale al 1635, data presunta della sua morte.

Fra le sue opere di maggior rilievo possimo citare il ciclo delle Storie di Sant'Innocenzo (Duomo di Tortona), la Natività, l'Ultima cena, l'Adorazione dei pastori (convento di Santa Maria delle Grazie a Novara, 1622), le Esequie di S. Tommaso Becket (Milano, Santa Maria della Passione), la Madonna e Cristo in pietà (Menaggio, Chiesa di San Carlo), San Sebastiano (Milano, pinacoteca Castello Sforzesco) la Samaritana al pozzo (Alessandria, 1626), San Bruno in estasi, datato 1627, la prima attestazione del rapporto del Vermiglio con i Certosini di Pavia. Citiamo infine le numerose versioni del Sacrificio di Isacco, uno dei capitoli più nobili della produzione del Vermiglio; ad una di queste variazioni si è certamente ispirato l'autore del dipinto della Chiesa Parrocchiale dell'Annunciazione in Bosco di Montegrino.

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