Chiara GattiChiara Gatti

Parola di Chiara – Risponde col sorriso sulle labbra, ma non manca di bacchettare chi non resce a realizzare un programma culturale "di sostanza". Chiara Gatti, critica d'arte per La Repubblica, ribadisce davanti alle telecamere di La6 Tv, l'intelligenza critica degli spettatori delle mostre, che non si lasciano abbindolare da progetti senza capo nè coda e che, fortunatamente, pretendono di più, anche se costretti a trasferte. I varesini, insomma, non sono così sprovveduti da lasciarsi affascinare dall'apparenza delle mostre "panettone", come le ha definite la stessa Chiara Gatti. Nella lunga intervista che andrà in onda domenica 31 gennaio alle 20,45 su La6 Tv, e che sarà disponibile su Artevarese a partire da lunedì 1° febbario, la giovane storica dell'arte non risparmia tirate d'orecchie alle poco innovative e spesso ripetitive proposte culturali made in Varese. Prosegue, inoltre, raccontando le difficoltà di un mondo artistico che privilegia curatori stranieri anche quando in patria non mancano quelli di valore e pieni di idee.

Intervista a Chiara Gatti per "Infocultura"Intervista a Chiara Gatti per "Infocultura"

Varese provinciale? Programmazione provinciale! – Queste le parole di Chiara Gatti, interrogata sul presunto provincialismo della Città Giardino. "In realtà – spiega – Varese non è nè piccola nè provinciale. E' al quarto posto per ricchezza tra le città lombarde. Ma pensiamo a Brescia, che investe più del 15% del bilancio comunale in cultura, e che era una realtà ancora più provinciale della nostra: in realtà lì c'è stato il "fenomeno Goldin" che ha permesso di investire su un progetto culturale che ha dato i suoi frutti, e l'ha trasformata da 'città del tondino' a 'città della cultura' e, ora che non c'è più Goldin, si continua comunque. Per cui, Varese sembra provinciale ma in realtà non lo sarebbe, potrebbe non esserlo. La prospettiva, vista da fuori, è proprio questa: che non ci sia vitalità e neanche interesse. Ed è, ripeto, un peccato perchè di storia su cui lavorare ce ne sarebbe parecchia, anche per mostre legate al territorio, come per esempio su Fontana o Baj […]. Questo è ancora più evidente se si pensa che molto pubblico varesino si sposta altrove per vedere le mostre: ho visto le percentuali dei varesini che visitano mostre a Milano o nelle cosiddette città d'arte: sono molto alte, quindi la voglia e l'interesse si sono".

Quale sarebbe quindi la ricetta per questa 'Varese sofferente'?
"Sicuramente mostre con nomi che il pubblico conosce ma con opere che magari non ha mai visto, oppure allestite con un taglio particolare (facendo un nome "enorme", porto come esempio la mostra di Lichtenstein che ha appena aperto in Triennale. E' un nome che tutti conoscono, però finalmente in mostra non ci sono i fumetti. Lui stesso, infatti, nel documentario che è in mostra, ricorda che la gente lo conosce per i fumetti e per i puntini; in realtà c'è molto di più se solo si avesse voglia di approfondire. La mostra di Lichtenstein in Triennale, dunque, non è la mostra del "Lichtenstein che conosciamo tutti", ma quella di un autore straordinario, per certi versi ancora inedito, che guarda con curiosità e una ricerca quasi concettuale al passato, ai maestri storici e li rielabora. […] Anche Varese potrebbe ricercare e proporre qualche mostra inedita, magari non facendo esporre forzatamente la superstar".
Vi ricordiamo ancora che potrete seguire l'intera intervista di Chiara Gatti su La6 Tv domenica 31 gennaio alle 20,45, oppure visitare il nostro sito a partire da lunedì 1° febbraio.