Compongono un'ordinata percorrenza i minuscoli pesci posati in sequenza nelle cinque grandi teche sulla parete destra della Galleria Spaziotemporaneo a Milano.

Come appunti, ben distinti gli uni dagli altri da minime presenze di colore, i pesci di Fabrizio Merisi danno vita alla mostra personale, curata da Claudio Cerritelli ed intitolata "Pesci fasciati relitti reliquie fascinazioni". Le figure quasi impediscono al visitatore il distacco visivo, poiché ognuno di loro racchiude, nella forma e nei tratti di colore, la stilla dell'ispirazione, l'attimo da fermare affinché non si perda nel tempo, l'origine di un progetto futuro.

Le costruzioni seriali di Fabrizio Merisi, nato a Crespi d'Adda di Capriate San Gervasio (BG) nel 1937, ma stabilitosi tra Castelnuovo del Vescovo (Pescarolo CR) e Milano e direttore del Museo del Lino di Pescarolo, mutano, con l'uso di singole scatole, alveo protettivo, affinché in altri pesci, di maggiori dimensioni, si possano leggere, nelle distinte fasciature, ferite e successive guarigioni tali da segnare una minuziosa percorrenza sentimentale, espressa con la presenza di simboli universalmente conosciuti ma che, allo stesso tempo, appartengono alla memoria personale dell'artista.

Della tutela di tali ricordi personali è intrisa la serie "Cuscino, relitto, reliquia", composta da tela, imbottita e cucita, cartapesta, gesso, corde, filo di ferro, spille cieche, elastico, stelo di penna di pavone. E non a caso s'è voluto enumerare i materiali di cui le opere sono composte, poiché il loro insieme esprime la sedimentazione di più emozioni.

Dopo essere stati giacigli, potrebbero assumere la funzione di piccoli zaini della memoria che l'artista porta con sé come inseparabili bagagli, in prospettiva di nuove percorrenze creative.
Provvidenziale l'incontro con Fabrizio Merisi in galleria.
"Pare di scorgere nelle sue opere una profonda necessità di conservazione e catalogazione".

"Si, lo si intuisce dal titolo: è un elenco di pesci feriti il cui numero molto elevato indica l'infinità delle creature dell'Oceano e quindi l'infinità degli uomini del mondo. Per me il pesce è un po' il simbolo del corpo umano".

"Mutano i contenitori: dalle grandi teche a singole scatole".
"Le scatole sono una uguale all'altra così come i pesci. Ho infatti preso pesci veri, ho colato sopra del caucciù e ho fatto degli stampi. A variare sono le fasciature sulle quali metto in risalto le variazioni minimali del colore delle ferite ma anche dei passaggi augurali, per contrastare il senso della ferita".

"I Cuscini potrebbero essere concepiti anche come zaini della memoria?"
"Certamente. Il cuscino è depositario dell'inconscio, su questi cuscini si depositano i pensieri, i detriti dei ricordi, sino ad assumere la dimensione globale della memoria. Lo zaino ne assume la tutela, è un recupero del vissuto".

"Pesci fasciati relitti reliquie fascinazioni"
Mostra personale di Fabrizio Merisi
Milano, Spaziotemporneo, via Solferino 56
Fino al 25 maggio
Orari: da martedì a sabato dalle 16.00 alle 19.30