San Vincenzo a Sesto Calende, facciataSan Vincenzo a Sesto Calende, facciata

Poco lontano da S. Donato – L'oratorio di S. Vincenzo si trova un po' fuori dal centro di Sesto, dall'altro lato del Sempione, su un pianoro che domina il lago, in una interessante posizione. Sorge cioè su una antica strada che dal lago portava nell'entroterra. L'edificio attuale risale al secolo XI, ma le tracce testimoniano una vita più lunga e antica.

Il primo grande quesito – Una foto aerea del 1976, anno di particolare siccità, aveva permesso di osservare nell'area circostante la chiesa resti di strutture edilizie. Lo scavo archeologico ha dato un nome a queste strutture: si tratterebbe di un complesso abitativo romano, con ceramiche di I-III secolo d.C, di cui è emerso un vano rettangolare parallelo alla facciata della chiesa romanica. Ma la parte da indagare archeologicamente è molto estesa e, fino a ulteriori scavi, ogni interpretazione risulterà poco precisa.

Una chiesa al contrario – Probabilmente nel VI secolo d.C. venne realizzato un primo edificio di culto, ad una sola aula, con l'abside ad ovest, dal lato opposto rispetto all'attuale. Nella navata, secondo una consuetudine tipicamente medievale, due sepolture privilegiate.

Il guscio d'uovo – Forse le due tombe appartenevano ai fondatori dell'edificio o ai benefattori. Senza dubbio è

San Vincenzo, absideSan Vincenzo, abside

interessante quella che conteneva lo scheletro di un bambino, che conservava sull'addome un guscio d'uovo, elemento ritrovato anche in altre sepolture longobarde. Probabilmente l'uovo era un talismano beneaugurante per la vita eterna, un portafortuna per l'aldilà.

Da chiesa a casa – Poco più tardi l'edificio divenne una casa. Così si è ipotizzato in seguito al ritrovamento di alcune buche di palo, fosse forse usate per conservare i cibi e un focolare.

E le tombe? Sono state rinvenute altre nove sepolture, quattro nell'abside, ma non è chiara la loro datazione. In una di queste si segnala un caso di riciclo, perché fu riutilizzata come copertura una epigrafe di epoca romana a nome di Bursula.

La chiesa romanica. Ed ecco che nel secolo XI l'edificio

Affreschi nell’absideAffreschi nell'abside

assunse la forma attuale, con la creazione dell'abside ad est. E, neanche a dirlo, tombe nell'abside. L'area della chiesa è quindi caratterizzata da una lunga continuità insediativa: la zona è conosciuta già in epoca preistorica per la presenza di massi coppellati; all'epoca romana risalirebbero le strutture intono alla chiesa. Dall'epoca tardo antica la funzione dell'area sarebbe sostanzialmente cimiteriale, con le due chiese.

Se e ma… Molti punti rimangono però oscuri. Ci si chiede se accanto alla chiesa ci fosse un abitato: questo perché gli oggetti rinvenuti negli scavi sono vasi di uso comune datati fra V e VI secolo d.C. Non dimentichiamo poi che, come attestano alcune visite pastorali, all'epoca esisteva forse un cenobio di monache, ma mancano le testimonianze oggettive e soprattutto materiali, che ci dicano che il monastero fosse proprio lì.

Uno sguardo agli affreschi – Lasciamo da parte queste dispute e godiamoci la vista degli affreschi, datati fra Quattrocento e Cinquecento, che decorano le pareti e l'abside. Sono raffigurati, fra gli altri, la Vergine con il Bambino benedicente, ai lati S.Vincenzo e S.Anastasio. Pitture di pregio, che denotano l'importanza dell'edificio: ma chi furono i committenti, forse le monache del cenobio?ed eccoci quindi cadere in un nuovo interrogativo.