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Una nuova imperdibile mostra, un anno dopo le celebrazioni nel IV centenario dalla morte, ricostruisce un aspetto sicuramente da indagare e un po' da riscoprire della vita di Caravaggio. L'esposizione, curata da Vittorio Sgarbi, ripercorre infatti in maniera davvero accattivante e coinvolgente la formazione artistica del Maestro attraverso circa 60 capolavori dei grandi protagonisti del Cinquecento. Il senso della mostra -da cui il titolo- è quindi quello di riunire e focalizzare le opere che Caravaggio vide, ammirò e studiò personalmente negli anni giovanili prima della sua partenza per la città dei Papi, nell'estate 1596.

I diversi climi artistici assorbiti durante la formazione sono messi in luce al visitatore attraverso 6 sezioni. Anzitutto Venezia. Forse il giovane Caravaggio,

G. Girolamo Savoldo, Ritratto di giovane uomo con flauto, 1525 cG. Girolamo Savoldo, Ritratto di giovane uomo con
flauto, 1525 circa

girovagando nelle città padane si è spinto fino alla Serenissima e i suoi occhi si sono potuti fermare sulle opere di Giorgione, Tiziano e Tintoretto. Il collegamento artistico tra la città lagunare e la Lombardia è interpretato da Lorenzo Lotto, nei cui ritratti traspare una forza psicologica che si riscontrerà in seguito nei visi del Caravaggio. Nei suoi anni giovanili trascorsi in Lombardia non poteva non imbattersi nella forza espressiva della Scuola Bresciana, intuendo la grandezza dei suoi protagonisti. Il luminismo e gli effetti cangianti del Savoldo; il naturalismo abbinato ad un uso calibrato di luci e ombre del Moretto. Una scuola, quella di Brescia, che attinge sia al colorismo veneto sia alla cultura naturalistica di matrice lombarda, con esiti di inedita e originale bellezza.

Il territorio cremonese
è qui, inevitabilmente, rappresentato dalle opere della famiglia Campi, come la Decollazione del Battista, posta a confronto con la

Medusa Murtola, 1596-1597, olio su tela applicato su uno scudo dMedusa Murtola, 1596-1597, olio su
tela applicato su uno scudo di fico

Flagellazione di Cristo del Merisi, quale esempio di superamento del manierismo in chiave naturalistica. Caravaggio poi si imbatte nella cultura bergamasca, contrassegnata dalla presenza delle opere di Giovan Battista Moroni in cui ritrae con una umanità ricca e schietta la nobiltà locale. Infine giungiamo a Milano, la sua città natale. Da Simone Peterzano, suo maestro, il fedele interprete della Controriforma, Caravaggio coglie gli aspetti naturalistici derivanti dalla formazione veneta del Peterzano che, nel suo Autoritratto della Collezione Calvesi, si dichiara "Titiani alumnus". L'attività grafica di Peterzano e del Figino, altro protagonista di questo clima, è un continuo oggetto di studio da parte di Caravaggio giovane al punto da costituire per lui una sorta di repertori di volti e pose per la sua produzione pittorica.

Il percorso espositivo lascia in ultimo la possibilità ad ogni visitatore di specchiarsi negli occhi di Caravaggio stesso nella sua Medusa Murtola (1596-97). Sono i suoi occhi, gli occhi che ci hanno condotto attraverso un lungo viaggio, finalmente pronti ad affrontare nuove sfide.

Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano
A cura di Vittorio Sgarbi
Dall'11 marzo al 3 luglio 2011
Museo Diocesano di Milano, Corso di Porta Ticinese 95
Orari: da martedì a domenica, dalle 10.00 – 18.00
Tel. 02 894 200 19 www.occhidicaravaggio.it