Il Professor Giulio BoraIl Professor Giulio Bora

Giulio Bora è capo di Gabinetto dei disegni e delle stampe della Biblioteca Ambrosiana di Milano e collaboratore del Dizionario Biografico degli Italiani. Tra le sue ultime pubblicazioni segnaliamo: "I disegni del Codice Bonola del Museo Nazionale di Belle Arti di Santiago del Cile" con Maria Teresa Caracciolo e Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, Palombi Editori, 2008.

Professore, qual è lo stato attuale degli studi e delle mostre che trattano di grafica artistica?
"Molto è stato fatto in questi ultimi anni sia dal punto di vista degli studi che della catalogazione. Tuttavia bisogna ancora notare come, in molte esposizioni, i disegni dei grandi maestri vengono ancora trattati come una sorta "di appendice o di corollario" alle grandi opere pittoriche".

Quasi 'figli di un dio minore'?
"Succede ancora troppo spesso che stampe o disegni vengano allestiti alla fine delle esposizioni, magari in piccole stanze alle quali il pubblico arriva dopo decine e decine di opere pittoriche o che, nei cataloghi, vengano relegati nelle ultime pagine ed illustrati solo da brevi e stringate schede tecniche. Sarebbe interessante invece vedere esposte le opere grafiche alternate ai capolavori dipinti di cui molto spesso costituiscono il primo studio e la prima elaborazione. È nel disegno, infatti, che possiamo vedere come nascono e vengono formulate l'invenzione artistica, la composizione di una grande tela, la disposizione dei personaggi. Inoltre, il ductus grafico e gli impianti disegnativi di un autore ci parlano del suo cammino e dell'evoluzione artistica, delle sue sperimentazioni o degli aggiornamenti stilistici. Se da un lato i nuovi studi restituiscono numerosi risultati e buone promesse, dall'altro devo aggiungere come si constata un maggiore e crescente interesse da parte del pubblico verso il disegno e le arti grafiche".

Professore, lei ha coordinato lo studio e la catalogazione dei disegni della raccolta Lampugnani appena esposti al Museo Poldi Pezzoli (che recentemente ha rinnovato il proprio portale web). Come è nata l'esposizione?

Disegno della Collezione LampugnaniDisegno della Collezione Lampugnani

"L'esposizione è il primo risultato dei recenti studi che il Museo Poldi Pezzoli ha condotto dal 2005 al 2008 su questa preziosa raccolta di disegni. È stata infatti realizzata una campagna di catalogazione scientifica nell'ambito del progetto SIRBeC – Sistema Informativo Beni Culturali della Regione Lombardia, con schede redatte da Valeria Iato, Tiziana Monaco e Anna Ranzi. Le stesse studiose hanno poi compilato le schede di catalogo della mostra. I risultati raggiunti finora sono di grande interesse: nuovi autori sono stati affiancati a quelli già indicati dalle precedenti attribuzioni, tutte sottoposte ad un'accurata revisione critica; per i disegni di scenografia inoltre, in alcuni casi, è stato possibile individuare l'esatta destinazione del disegno e l'opera teatrale per la quale essi hanno costituito lo studio preparatorio. Parallelamente, un'analoga campagna di catalogazione SIRBeC è stata realizzata in questi anni dalla Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli sulle incisioni del legato Lampugnani.

Una mostra che ha avuto un buon successo; si parla di circa 15.000 visitatori. Non è così?
"Certamente. Dopo le mostre "Riccardo Lampugnani: una collezione milanese donata al Museo Poldi Pezzoli" del 1997 e "Omaggio alla Scala. I disegni di scenografia della collezione di Riccardo Lampugnani" del 2004, la casa museo milanese ha offerto al pubblico e agli studiosi questa rassegna che presentava una selezione della preziosa collezione di disegni, condividendo così i risultati della sua costante attività di studio e ricerca. Devo aggiungere, infine che 425 schede, con l'immagine e la didascalia dell'opera, sono già consultabili on line sul sito lombardiabeniculturali.it."

Foglio del Codice RestaFoglio del Codice Resta

Lei ha recentemente presentato al pubblico il famoso "Codice Resta" restituito all'Ambrosiana dopo un restauro durato sette anni.
"Sì, si tratta, assieme al Codice Atlantico di Leonardo da Vinci e al Cartone per la scuola di Atene, di una delle opere più preziose dell'Ambrosiana. Il codice venne ribattezzato «Galleria portatile» dallo stesso padre Sebastiano Resta, sacerdote milanese, nonché collezionista e storico delle arti grafiche che l'aveva composto, perché racconta la storia del disegno italiano dal '400 al '600 attraverso oltre 280 disegni attribuiti o riconducibili a Botticelli, Raffaello, Mantegna, Federico Barocci, Ludovico e Annibale Carracci, Aurelio Luini. Il restauro, portato a termine presso l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è stato curato da Simona Calza, Gabriele Coccolini, Letizia Montalbano, Michela Piccolo, con la collaborazione di Maurizio Michelozzi".

Vista anche la composizione dei fogli (quello che noi oggi chiamiamo layout), il codice si presenta come uno straordinario capolavoro. Quali sono a suo avviso le caratteristiche salienti?
"Padre Resta aveva incollato le opere su fogli di carta, a loro volta rilegati in fascicoli. Lungo i margini, corrono annotazioni autografe riguardanti le singole opere ed i loro autori. In tal modo il codice ci restituisce un interessante spaccato di storia del collezionismo. Nel 1709 venne donato alla Biblioteca Ambrosiana, ma fino ad oggi, la conservazione del Codice era stata compromessa. Con il restauro, il Codice è stato sfascicolato, i singoli disegni sono stati scollati, togliendo le ossidazioni, e ognuno di essi è stato restaurato e rimontato su una struttura che ne consentirà la consultazione e l'esposizione in sicurezza".

Fino ad oggi il codice è stato visto da pochissimi studiosi

Disegni del Codice RestaDisegni del Codice Resta

al mondo. Quando potremo vederlo in mostra?
"Molto presto il codice uscirà dalla cassaforte che per tre secoli lo ha custodito, per essere esposto in una mostra. Il 5 dicembre, inoltre, si sono aperte le celebrazioni del IV Centenario di apertura dell'Ambrosiana, alla presenza dell'Arcivescovo Tettamanzi, con open day straordinario della Chiesa di San Sepolcro, del Foro Romano, della Pinacoteca e della mostra di Leonardo.