Federica TurettaFederica Turetta

L'arte sociale, l'arte che diviene l'appiglio per ricostruire un paese distrutto da guerre e dittature, l'arte che fa ricominciare i bambini a studiare, l'arte che comunica la fede, l'arte che diventa un sottile filo di speranza al quale aggrapparsi con forza. Un decennio fondamentale, dal 1979 al 1989, vede impegnato in Nicaragua l'artista varesino Sergio Michilini. Da Oggiona Santo Stefano alla prima nazione dell'America Centrale. Una giovane studentessa di Jerago, Federica Turetta ha seguito Michilini fino in Nicaragua per scrivere la sua tesi di Laurea specialistica in Storia e Critica d'arte, presso l'Università Statale di Milano. Un lavoro svolto sotto la guida di Silvia Bignami, docente di Storia dall'arte contemporanea.

Federica, come nasce l'idea di questa tesi?
"Abitando a Jerago ho avuto occasione di visitare una mostra di Sergio Michilini, proprio ad Oggiona. Lì ho avuto modo di conoscere quest'artista e mi ha subito interessato il suo lavoro svolto in Nicaragua. Nel 1982 Michilini è andato in Centro America ed è stato uno dei fondatori di una scuola specifica per l'insegnamento dell'arte murale, la Escuela Nacional de Arte Publico Monumental D. A. Siqueiros, con la finalità di formare professionisti nell'ambito dell'arte pubblica. La mia tesi intitolata 'Il muralismo in Nicaragua' è una ricerca sullo sviluppo del dell'arte murale in Nicaragua, a partire dagli anni Settanta e soprattutto attraverso un'ottica più circoscritta di alcuni artisti italiani che negli anni Ottanta hanno contribuito alla sua diffusione, anche tramite questa scuola".

Federica e Sergio Michilini in NicaraguaFederica e Sergio Michilini in Nicaragua

Come hai affrontato l'argomento?
"Ho ricostruito l'attività di Sergio nel decennio tra 1979 e 1989, periodo di apertura della scuola Nel 1990, con il cambio di governo, viene coperta o alterata la quasi totalità dei murali rivoluzionari realizzati durante il periodo sandinista. Michilini si reca per la prima volta in Nicaragua nel 1982, per poi trasferirvisi stabilmente due anni dopo. Nella capitale, Managua, si inserisce all'interno della realtà artistico culturale e promuove una serie di iniziative nell'ambito del muralismo. Con la collaborazione della Scuola d'Arte locale, in un primo momento istituisce un corso di arte murale, quindi coordina l'esperienza di una vera e propria scuola di muralismo, specifica per l'insegnamento delle tecniche dell'arte pubblico monumentale. Con gli studenti della scuola realizza un ciclo pittorico dedicato alla storia del Nicaragua, all'interno della chiesa di Santa Maria de los Angeles, utilizzando il principio dell'integrazione plastica totale, di architettura, pittura e scultura, secondo un criterio di unità e coerenza della visione artistica. Con lui collabora anche Tino Sartori, artista di Cardano al Campo. I tre punti salienti della mia tesi sono stati: la lettura iconografica e tecnica del ciclo di Santa Maria, il ruolo svolto dalla città, dagli abitanti coinvolti in prima linea e quindi il valore stesso dell'arte pubblica. Quest'arte ha un'alta componente sociale, accentuata dalla situazione politica in cui riversa il Paese in quegli anni. Tuttora il ciclo d'affreschi potrebbe essere distrutto, perchè è cambiata la situazione politica".

Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato nel tuo percorso di ricerca?

"Ma, la stessa ricostruzione dell'attività della scuola perchè non esiste una bibliografia se non due libri di due statunitensi, difficilmente reperibili. Ho quindi ricercato a casa di Michilini, ad Oggiona, tutto il materiale che aveva archiviato in quegli anni: documenti, programmi, lettere di gruppo di supporto dall'Italia, materiale fotografico e lettere ad artisti messicani coinvolti. A settembre dello scorso anno sono andata in Nicaragua per dieci giorni e ho incontrato Michilini, visitato la chiesa, la scuola e altri luoghi coinvolti dall'esperienza del muralismo. In quell'occasione mi sono resa davvero conto di quanto sia stato abbandonata a se stessa l'importante esperienza del 79'. Sono stati dieci anni di scuola pubblica, statale, è stato un decennio rivoluzionario per il Nicaragua e per l'arte pubblica in senso generale. Non esistono infatti testimonianze di esperienze simili se non in ambito privato".

'El Cristo campesino' in S.Maria degli angeli'El Cristo campesino'
in S.Maria degli angeli

L'aspetto che più ti ha colpito?
"Tutto il lavoro è stato molto interessante. Sicuramente scoprire la storia del Nicaragua, rivivere il dramma di quegli anni e scoprire il ruolo che ha assunto l'arte. Anche i confronti finali con altri grandi del muralismo e lo studio di un'altra esperienza simile, sempre in centro America: una scuola che insegna l'arte del muralismo ai bambini, che tuttora è attiva, ma scollegata dalla componente politica, con un ruolo pedagogico e ovviamente è un centro privato. La Escuela Nacional de Arte Publico Monumental, nel decennio d'attività è stata riconosciuta patrimonio nazionale del Nicaragua, un patrimonio culturale fondamentale che è stato inserito nei programmi didattici dello Stato. L'arte pubblica non era mai stata riconosciuta a questo livello, questa è una novità a livello continentale".