DUE SCRITTRICI CONCLUDONO IL MESE DELLA DONNA ALLA BIBLIOTECA CIVICA DI LUINO
Venerdì 24 maggio, alle ore 21,00, a Villa Hussy, presentazione di due libri:
(Pietro Macchione Editore)

«LEGGENDE NOSTRE» di Chiara Zangarini e «L'ICONA DEL LAGO» della giornalista della Prealpina, Barbara Zanetti.

LEGGENDE NOSTRE
Un libro che evoca le vecchie storie, narrate dalle nonne accanto al caminetto nelle lunghe serate d?inverno, quando la televisione era ancora un'improbabile magia di qualche folletto burlone. Storie spesso contrassegnate da una chiusa moraleggiante per incitare i bambini a non avventurarsi oltre l'abitato, ad evitare incontri equivoci o pericolosi, facendo tesoro dell'esperienza altrui, soprattutto di quella degli anziani, depositari del sapere collettivo.
Una sorta di pedagogia della paura, in uno scenario dominato dalle potenze infernali, dalle streghe malefiche, capaci di lanciare sui malcapitati pericolosi anatemi.
Chiara Zangarini ha pazientemente raccolto un abbondante materiale, retaggio della tradizione orale e l'ha codificato a futura memoria, col supporto di una ben riuscita sequenza illustrativa a cura di Franco Mora. Leggende e racconti di ispirazione storica si intrecciano in maniera armonica. Il risultato è decisamente lusinghiero. La scrittrice procede con uno stile agile e coinvolgente, con descrizioni efficaci ed incisive. Molte le pagine dedicate al nostro territorio a partire da Bassano, Tronzano al Lago Delio, a Monteviasco. Anche la Valceresio, la Valganna e la Valcuvia trovano uno loro spazio con L'amore proibito di Cuasso, I miracoli di S. Gemolo di Ganna, Il tesoro del Castelvecchio di Cunardo, Il conte Ruggero e la bella castellana di Mesenzana e di Grantola, S. Martino e il diavolo, Il fantasma della rocca di Orino, La balena di Brinzio.
Un libro accattivante che si legge volentieri, destinato non solo ai bambini, ma anche agli adulti che potranno ritrovare il fanciullino di pascoliana memoria che si cela nel profondo di ciascuno di noi.

L'ICONA DEL LAGO
L'icona del lago di Barbara Zanetti ci trasferisce in un'atmosfera totalmente diversa. Disincantata. Il lago diventa simbolo di uno smarrimento esistenziale in cui affoga non soltanto una giovane vita umana, ma anche la prosopopea di una borghesia provinciale, poco incline a confrontarsi con una realtà nuova come il fenomeno immigratorio. Una presenza avvertita soltanto come opportunità di sfruttamento e non nell'ottica di una indispensabile integrazione. L'immigrato oggetto può diventare anche vittima di una libidine mascherata di perbenismo, fino a quando non ci scappa il morto. Si ricorre allora ai contorsionismi dello scarica barile vicendevole e della difesa ad oltranza dei propri privilegi di casta.
Il giallo si conclude con il disvelamento di un immoralità diffusa che tenta con ogni mezzo di autogiustificarsi.