Este Milani con Rossana Bossaglia (di spalle)Este Milani con Rossana Bossaglia (di spalle)

Un signore d'altri tempi – Era facile, fino a non tantissimo tempo fa, incontrarlo lungo il corso XX Settembre, sulla sua vecchia bicicletta, in inverno col cappotto di lana grigia destinato a durare, in estate, inappuntabile, nelle sue grisailles, sempre con tanti giornali e libri sotto il braccio. Ora quegli incontri e quelle lunghe chiacchierate al bordo della via non ci saranno più perché il dottor Este Milani (classe 1915) ci ha lasciato, dopo qualche mese di sofferenza, nella notte dello scorso 23 aprile. Per Busto è come se fosse caduta una parte di sé, una parte che ci obbliga a tornare indietro nel tempo, a ripercorrere, forse per l'ultima volta perchè altre persone di così profonda coscienza civile e di così gran garbo non ce ne sono più, un tratto della più luminosa e proficua storia della città. Suo padre, Luigi, era un grande industriale, ma non solo; fu anche un uomo attento all'arte e alla cultura, un uomo che seppe circondarsi di studiosi di vaglia come Pio Bondioli o Giorgio Nicodemi e che raccolse nella sua casa tante opere di qualità tanto da farla diventare un museo.

L'amore per l'arte
Este Milani continuò su questo solco, ma in modo affatto personale. Fin da giovane fu attratto anche dall'arte moderna, compiendo scelte significative per quegli anni, come nel caso di Arturo Martini le cui opere, quand'era soldato, andò ad ammirare, dopo un'ardua salita in sella alla bicicletta, nella villa al Monterosso sopra Acqui, lasciando stupiti i proprietari, i conti Ottolenghi. E, con Martini, tanti altri: il Guttuso degli anni più innovativi e Morlotti, del quale possedeva un Imbersago di bruciante bellezza. Proprio questo pittore rimanda ad altre predilezioni artistiche del dottor Milani, quelle per i pittori di Lombardia, soprattutto se erano nativi della sua amatissima Busto. Di Arturo Tosi fu collezionista appassionato e raccoglitore tenace di memorie; di Giuseppe Bossi intuì le finezze intellettuali ed il ruolo di primo piano nella Milano dei suoi tempi; di Biagio Bellotti e di Daniele Crespi compilò indispensabili antologie pubblicate poi sull'"Almanacco della Famiglia Bustocca". E di opere di questi artisti fu generoso donatore ai musei ed alle chiese della sua città.

Este MilaniEste Milani

Le curiosità letterarie e musicali – Non era però solo l'arte ad occupare le sue curiosità. Anche la letteratura godeva dei suoi approfondimenti, ed anche qui spiccava il suo amore per i lombardi, dal Maggi e dal Parini fino agli scapigliati ed a Gadda (immagino le lunghe, appassionate conversazioni su questi autori col suo amico Dante Isella…), con una predilezione incondizionata per Alessandro Manzoni: conoscitore come pochi del grande scrittore, a lui dedicò nel 1973 una doviziosa silloge iconografica pubblicata da Mondadori, piena di amore ancor prima che di immagini.
Con Este Milani si parlava, sempre con massimo diletto, anche di musica di cui era finissimo competente. Frequentatore assiduo della locale Società del Quartetto (ora tristemente inattiva), era suo il primo "bravo" alla fine di un brano, ma non di quelli più noti al pubblico, bensì di quelli che recano in sé un'ansia di eterno. Nella sua casa, purtroppo profanata dai ladri in un modo che ancor offende, mentre già la sua salute inesorabilmente declinava, si potevano ascoltare (ed io sono contento di averne approfittato più e più volte) composizioni altrove introvabili, da Monteverdi a Berg e Webern.
 
Arrivederci dottor Milani – "A che tanto dolore e tanta gioia? Dolce pace, vieni, deh, vieni". Sono gli ultimi versi del Canto del viandante di Goethe musicato da Schubert. Caro dottor Milani, mi permetta di lasciarci così.