Design Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/design-arte/ L'arte della provincia di Varese. Fri, 14 Apr 2023 16:00:28 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.4 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Design Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/design-arte/ 32 32 “L’Alfabeto Cosmogonico” di Nanda Vigo https://www.artevarese.com/lalfabeto-cosmogonico-di-nanda-vigo/ https://www.artevarese.com/lalfabeto-cosmogonico-di-nanda-vigo/#respond Fri, 14 Apr 2023 07:00:45 +0000 https://www.artevarese.com/?p=69834 Ascona – E’ la prima retrospettiva in Svizzera di Nanda Vigo (1936-2020), quella ospitata al Museo Comunale d’Arte Moderna. La mostra dal titolo Alfabeto Cosmogonico a cura di Alberto Fiz analizza l’intero percorso creativo dell’artista attraverso 40 opere realizzate tra fine degli anni Cinquanta e gli anni Duemila, che documentano le fasi salienti della sua […]

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Ascona – E’ la prima retrospettiva in Svizzera di Nanda Vigo (1936-2020), quella ospitata al Museo Comunale d’Arte Moderna. La mostra dal titolo Alfabeto Cosmogonico a cura di Alberto Fiz analizza l’intero percorso creativo dell’artista attraverso 40 opere realizzate tra fine degli anni Cinquanta e gli anni Duemila, che documentano le fasi salienti della sua creatività.

Il percorso, suddiviso per aree tematiche, si apre con una sezione dedicata all’architettura e per la prima volta vengono riscostruiti, grazie alla collaborazione con l’Accademia di Architettura di Mendrisio (hanno lavorato su disegni originali),  due progetti concepiti rispettivamente nel 1959 e nel 1965 come le Torri cimiteriali (in questo caso, il cimitero si sviluppa in altezza creando le “Twin Towers per i defunti”, come ha affermato Nanda Vigo) e il Monumento per i morti del Vajont, fondamentali per comprendere la sua ricerca successiva. Una serie di documenti video e fotografici illustrano alcuni dei suoi progetti più famosi come la Zero House (1959-1962), la prima delle sue architetture immersive o Scarabeo sotto la foglia (1965-1968) realizzata con Gio Ponti.

Il pubblico entra quindi in relazione con la sua indagine più famosa, quella della fine degli anni Cinquanta legata alla “cronotopia” che rappresenta la fusione del tempo (cronos) con lo spazio (topos) attraverso la luce. Per realizzare i Cronotopo, Nanda Vigo si serve di forme semplici: una struttura quadrangolare di metallo, entro cui inserisce lastre di vetri industriali che filtrano la luce. Quando questa attraversa i vetri, in maniera differente a seconda del momento della giornata (tempo) e dell’angolo con cui vengono colpiti (spazio), generano sensazioni di mutazioni, impressioni incerte di spazio e luminosità diversamente percepibili, capaci di trasportare il visitatore in un’altra dimensione. In mostra, s’incontrano cinque Cronotopo, oltre all’Ambiente Cronotopico del 1968 di oltre due metri e mezzo che consente di vivere un’esperienza immersiva: “La luce va e non ha dimensione e si può viaggiare lontano”, ha scritto a tal proposito Nanda Vigo che ha sempre concepito la sua ricerca in chiave ambientale.

 Uscendo dalla sala dedicata alla “cronotopia” si entra in uno spazio dove il dinamismo della luce passa attraverso i Deep Space, realizzati tra il 2010 e il 2015, opere radianti o direzionali in vetro specchiato con all’interno una luce blu che richiama una dimensione cosmogonica.

Non manca  una sezione dedicata ai Light Tree (1970-1985) che sviluppano un’innovativa idea di riflessione sullo spazio, dove natura e artificio trovano una nuova dinamica. I Light Tree hanno come riferimento la simbologia dell’albero e, come scrive Nanda Vigo: “radici nella terra, rami verso il cielo, figurazione logica, soprattutto se il ramo apporta la luce la cui propagazione nello spazio ci dà la formulazione matematica, l’unica non relativa”.

Salendo poi al secondo piano, il visitatore incontra la Parete Cronotopica di oltre quattro metri, realizzata per l’occasione, in grado di modificare radicalmente la percezione complessiva del museo. La Parete Cronotopica rimarrà in permanenza al Museo di Ascona arricchendo la sua collezione d’arte contemporanea.  L’opera è stata eseguita in base ai progetti di strutture modulabili di Nanda Vigo che rappresentano un aspetto fondamentale dei suoi interventi architettonici, come dimostra la presenza della Parete Cronotopica nella sua casa milanese e in quasi tutti i suoi lavori fino ai più recenti. E’ poi la volta di  Genesis Light, del 2006 e 2007, opere in cristallo nero e neon rosso che evocano, con infiniti rimandi, il cosmo e la sua simbologia.

In questa ampia disamina sul lavoro di Nanda Vigo la rassegna analizza in maniera approfondita il rapporto profondo che lega l’artista col mondo del design e in quest’occasione viene creato un vero e proprio spazio abitabile dove si ritrovano le sue creazioni più famose, tra cui il Mobile Cronotopo (1974) o la Golden Gate (1969), la sua lampada più celebre con la luce fluorescente che sembra scaturire direttamente dall’acciaio cromato. Tra gli altri oggetti iconici, la Due Più (1971) dove la seduta e gli schienali in pelo di Mongolia appaiono quasi sospesi dalla struttura in tubolare di acciaio o il lampadario Stars Fell on Alabama (2019) che strizza l’occhio alla musica jazz.

Uscendo dallo spazio dedicato al design, lo spettatore si trova di fronte ai Goral (nella filosofia buddista rappresenta la luce della creazione e nella religione ebraica il destino scelto da noi), due imponenti obelischi della contemporaneità realizzati nel 2015 che custodiscono al loro interno segnali luminosi che evocano universi immaginari.

Un percorso circolare, che si conclude con l’opera che ne dà il titolo Alfabeto Cosmogonico (anni ’80) con una serie di strutture trapezoidali di differenti dimensioni ricoperte di specchi. Le opere, in base alla loro disposizione, riflettono l’ambiente circostante che diventa parte integrante dell’installazione creando un linguaggio misterioso. Il meccanismo percettivo è reso esplicito dalla proiezione di Venerezia, Venezia è un’illusione cosmica del 1978, un raro film realizzato da Nanda Vigo che la vede protagonista di una performance, dove elementi specchianti interagiscono sia con l’architettura della città lagunare sia con il suo corpo utilizzando il medesimo linguaggio dell’Alfabeto Cosmogonico.

“L’opera di Nanda Vigo – afferma il curatore – rappresenta per lo spettatore l’occasione di un’esperienza immersiva e totalizzante resa esplicita dal progetto espositivo proposto ad Ascona che consente una serie d’interazioni con le opere. L’artista non crea dogmi ma attiva spazi di libertà dove va incontro a una dimensione impercettibile e imponderabile che sembra connettersi con talune problematiche della filosofia e della scienza”.

La mostra che proseguirà sino al 25 giugno è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano e inglese) che contiene un’esauriente documentazione dell’allestimento al Museo con saggi di Ilaria Bignotti, Alberto Fiz, Fulvio Irace, Barbara Könches, Marco Meneguzzo e dell’Archivio Nanda Vigo. Orari al pubblico: martedì-sabato, 10–12;14–17;
domenica e festivi, 10.30 – 12.30; 14-16.

 

Note biografiche

Nanda Vigo con-Lucio-Fontana alla Galleria Vinciana, 1964-ph.-Fabrizio-Garghetti

Nanda Vigo (Milano, 1936–2020) dimostra interesse per l’arte fin da giovanissima quando ha occasione di trascorrere del tempo in compagnia di Filippo de Pisis, amico di famiglia, e di osservare le architetture di Giuseppe Terragni. Dopo essersi laureata all’École polytechnique fédérale di Losanna decide di partire per l’America dove inizia un importante stage a San Francisco. Nel 1959 Vigo apre il proprio atelier a Milano. Dal 1959 frequenta lo studio di Lucio Fontana e si avvicina poi agli artisti che avevano fondato la galleria Azimut a Milano, Piero Manzoni e Enrico Castellani. In quel periodo tra viaggi e mostre in tutta Europa, Vigo conosce gli artisti e i luoghi del movimento ZERO in Germania, Olanda e Francia. Nella sua attività Vigo sviluppa un percorso interdisciplinare tra arte, design e architettura con molteplici progetti. Nel 1959 inizia la progettazione della ZERO House a Milano, terminata nel 1962. Tra il 1964 e il 1966 partecipa ad almeno tredici mostre ZERO e nel 1965 cura la leggendaria mostra ZERO avantgarde nello studio di Lucio Fontana a Milano. Tra il 1965 e il 1968 collabora e crea con Gio Ponti la casa Lo scarabeo sotto la foglia a Malo in provincia di Vicenza. Negli anni Sessanta inoltre lavora e realizza i Cronotopi, dal greco cronos (tempo) e topos (luogo). Nel 1971 viene premiata con il New York Award for Industrial Design per il suo sviluppo delle lampade (lampada Golden Gate) e nello stesso anno realizza uno dei suoi progetti più spettacolari per la Casa Museo Remo Brindisi a Lido di Spina nei pressi di Ferrara. Nel 1976 vince il 1° Premio St. Gobain per il design del vetro. Negli anni Settanta crea la serie di opere dal titolo Trigger of the Space, mentre nel 1980 realizza Alfabeto Cosmogonico. Degli anni Duemila fanno invece parte opere come Genesis, Deep Space e Galactica Sky. Scompare il 16 maggio 2020 a Milano e il 9 settembre le viene assegnato il premio XXVI Compasso d’Oro alla Carriera.

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Passato e futuro dei musei. https://www.artevarese.com/passato-e-futuro-dei-musei/ https://www.artevarese.com/passato-e-futuro-dei-musei/#respond Sat, 05 Nov 2022 08:22:38 +0000 https://www.artevarese.com/?p=67923 Gallarate – Prosegue, con il quarto appuntamento la rassegna Dialoghi di Design, organizzata dall’Ordine degli Architetti di Varese in collaborazione con la Fondazione Pio Manzù al Museo Maga. L’incontro, in programma giovedì 11 novembre alle 17.30 in sala Missoni, prevede l’intervento di Gloria Barcellini ed Elisa Storace, rispettivamente co-curatore del Museo Alessi di Crusinallo e […]

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Gallarate – Prosegue, con il quarto appuntamento la rassegna Dialoghi di Design, organizzata dall’Ordine degli Architetti di Varese in collaborazione con la Fondazione Pio Manzù al Museo Maga.

L’incontro, in programma giovedì 11 novembre alle 17.30 in sala Missoni, prevede l’intervento di Gloria Barcellini ed Elisa Storace, rispettivamente co-curatore del Museo Alessi di Crusinallo e curatrice del Museo Kartell di Binasco, moderate da moderate da Giorgio Caporaso.

Il punto di partenza da cui le relatrici inizieranno le proprie riflessioni riguarderà il passato e il futuro dei musei, tra conservazione e valorizzazione di grandi patrimoni culturali legati al design.

Concluderà la serata Eugenio Guglielmi, storico di architettura, arte e design. Per partecipare all’incontro (gratuito) è necessario confermare la propria presenza scrivendo al seguente indirizzo email: formazione@ordinearchitettivarese.it

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“100+1/ Alberto Rosselli per Saporiti Italia” https://www.artevarese.com/1001-alberto-rosselli-per-saporiti-italia/ https://www.artevarese.com/1001-alberto-rosselli-per-saporiti-italia/#respond Tue, 11 Oct 2022 17:50:54 +0000 https://www.artevarese.com/?p=67684 Milano – Venato da un “souffle” di ironia il +1 conferisce l’idea di valore aggiunto alla mostra “100+1/ Alberto Rosselli per Saporiti Italia”, dedicata alla figura di Alberto Rosselli, a cura di Federica Sala con progetto di allestimento di Mart Guixé. Doveroso omaggio a uno dei fondatori del Compasso d’Oro e della rivista Stile Industria. […]

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Milano – Venato da un “souffle” di ironia il +1 conferisce l’idea di valore aggiunto alla mostra “100+1/ Alberto Rosselli per Saporiti Italia”, dedicata alla figura di Alberto Rosselli, a cura di Federica Sala con progetto di allestimento di Mart Guixé.

Doveroso omaggio a uno dei fondatori del Compasso d’Oro e della rivista Stile Industria.
La retrospettiva monografica in corso All’ADI Design Museum di Milano, percorre il lavoro creativo di uno tra i Maestri del design italiano e internazionale ed è tesa a sottolineare il rapporto tra Alberto Rosselli (Palermo 1921-Milano 1976) e Saporiti Italia, azienda fondata nel 1948 da Sergio Saporiti con sede a Besnate in provincia di Varese e che inoltre è stata la prima azienda del settore mobile a dare vita ad una collaborazione, nel 1972, con una firma della moda quale Missoni.

Pietra miliare tra gli oggetti creati da Rosselli per Saporiti Italia risulta essere la poltroncina Jumbo, proposta in mostra attraverso 100 esemplari riprodotti in differenti cromie da dieci importanti studi di architetti internazionali, mentre il ruolo di superstar viene assunto dal centesimo pezzo della chaise longue Moby Dick, apparsa in alcuni film e serie TV degli anni ’70.

Il percorso espositivo si apre con i quindici metri del divano modulare Dune, usufruibile dai visitatori al fine di assistere alle proiezioni sul lavoro di Rosselli per Saporiti.
A testimoniare l’impegno di Alberto Rosselli per l’editoria di settore concorre l’intera collezione di Stile Industria visibile all’interno di una lunga teca.

Il proseguo della mostra vede la presenza di una selezione di oggetti come le poltrone Play e P110, il divano Confidential, la libreria P80 accompagnati da una serie di disegni originali, immagini e filmati d’epoca tra cui 007 The Spy Who Loved Me e la serie Tv Space 1999.

Altro tratto fondamentale di 100+1, è la presentazione del modulo abitativo Casa Mobile realizzato nel 1972 per la mostra curata da Emilio Ambasz al MOMA di New York e in altri prestigiosi musei in tutto nel mondo.

A compendio dell’evento concorre il catalogo Quodlibet, curato da Paolo Rosselli con Elisa Di Nofa e Francesco Paleari, quale fondamentale testimonianza del genio creativo di Alberto Rosselli.

“100+1/ Alberto Rosselli per Saporiti Italia” – Milano – ADI Design Museum, Piazza Compasso d’Oro 1. Fino al 30 ottobre 2022. Orario: martedì-domenica 10,30-20. Ingresso libero

Mauro Bianchini

 

 

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Dieci Donne Designer https://www.artevarese.com/dieci-donne-designer/ https://www.artevarese.com/dieci-donne-designer/#respond Sun, 09 Oct 2022 06:46:34 +0000 https://www.artevarese.com/?p=67616 Busto A. – Vasi, lampade, poltrone: una vera festa per gli occhi! Per chi ancora non l’avesse visitata il consiglio è quello di non perdere l’occasione di dare una sbirciatina alla mostra “Dieci Donne Designer”, allestita negli spazi di Villa Calcaterra, di via Magenta, sede dell’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni. L’esposizione, dopo aver attraversato l’Italia nelle […]

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Busto A. – Vasi, lampade, poltrone: una vera festa per gli occhi! Per chi ancora non l’avesse visitata il consiglio è quello di non perdere l’occasione di dare una sbirciatina alla mostra “Dieci Donne Designer”, allestita negli spazi di Villa Calcaterra, di via Magenta, sede dell’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni.

L’esposizione, dopo aver attraversato l’Italia nelle diverse dimore storiche di alcune città italiane come Ragusa, Potenza, Varenna e Rimini è giunta a Busto, ultima tappa, dove rimarrà sino al 16 ottobre.

Un progetto che nasce dalla volontà di portare il design contemporaneo all’interno di luoghi dove far comunicare il mondo del passato con quello di oggi. Ogni sede infatti è stata scelta tra dimore storiche nelle quali è stato creato un particolare allestimento, curato da Sara Ricciardi, capace di  modificarsi a favore dei differenti contesti con configurazioni e connessioni tra gli ambienti e i pezzi di design contemporaneo.

Le “opere” in mostra sono firmate da: Eleonora Castagnetta Botta, Agustina Bottoni, Virginia Cei, Natalia Criado, Astrid Luglio, Stella Orlandino, Caterina Licitra Ponti, Margherita Sala, Marta Sansoni e Ilenia Viscardi, ognuna con percorsi formativi ed esperienze diverse. A sostegno del progetto sono intervenute aziende di design di fama internazionale e piccole realtà emergenti.

L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Pio Manzù di Bergamo in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Varese. La mostra, a cura di Federica Sala, è aperta al pubblico da lunedì a venerdì dalle 10 alle 18.30; sabato e domenica dalle 16.30 alle 19.

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Mosaica: la borsa di Fabrizio Plessi creata per Dior https://www.artevarese.com/mosaica-la-borsa-di-fabrizio-plessi-creata-per-dior/ https://www.artevarese.com/mosaica-la-borsa-di-fabrizio-plessi-creata-per-dior/#respond Thu, 08 Sep 2022 06:00:16 +0000 https://www.artevarese.com/?p=67206 Venezia – Se procedendo nel Sestiere di Dorsoduro sulle Fondamenta delle Zattere ci si sofferma, in un giorno di sole, al culmine di un ponticello ad osservare il baluginio che anima i moti di quell’angolo di mare, si potrà comprendere come tali bagliori siano simili a sospiri. L’osservatore paziente ne rimarrà rapito cedendo cuore e […]

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Venezia – Se procedendo nel Sestiere di Dorsoduro sulle Fondamenta delle Zattere ci si sofferma, in un giorno di sole, al culmine di un ponticello ad osservare il baluginio che anima i moti di quell’angolo di mare, si potrà comprendere come tali bagliori siano simili a sospiri.

L’osservatore paziente ne rimarrà rapito cedendo cuore e mente a quell’ipnotico incanto.
Ben più profonde vibrazioni muovono l’anima di un artista, il suo sguardo ruberà di quei bagliori l’essenza profonda conferendo loro dimensione e forma sino a concentrare in ognuno di essi pulsante luminosità.

Tassello dopo tassello, in modulata successione, Fabrizio Plessi accosta le valenze simboliche dell’oro e del mosaico alle proprietà estetiche e pratiche di Moasaica, borsa creata per Dior.

Da sempre Fabrizio Plessi ha conferito alle sue opere il cadenzato succedersi del tempo, un suo tempo da lui creato e idealizzato, unico e inimitabile mosso dal mistero dell’inafferrabilità.

Ora Mosaica riunendo in sé tali magie, assume altresì valenza tattile e praticità d’uso e nella perfezione della forma aneliti di maestosa e soave eleganza ancor più avvalorati se il portamento di colei che l’avrà al braccio, sarà in grado di liberarli con la cadenza del passo o di un gesto sinuoso.

Fabrizio Plessi “Mosaica” creata per Dior.

Mauro Bianchini

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Vito Noto: il senso delle idee https://www.artevarese.com/vito-noto-il-senso-delle-idee/ https://www.artevarese.com/vito-noto-il-senso-delle-idee/#respond Wed, 01 Jun 2022 08:00:34 +0000 https://www.artevarese.com/?p=65891 Chiasso – Duecento pezzi fra oggetti, modelli, prototipi, disegni tecnici, bozzetti preparatori, studi di logo, francobolli, monete e macchinari raccontano il designer Vito Noto. La mostra, intitolata “Quarant’anni di grafica e design. Il senso delle idee” è ospitata al m.a.x. museo e rappresenta la prima antologica dedicata all’artista svizzero, ma siciliano di nascita (Ragusa, 1955). […]

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Chiasso – Duecento pezzi fra oggetti, modelli, prototipi, disegni tecnici, bozzetti preparatori, studi di logo, francobolli, monete e macchinari raccontano il designer Vito Noto. La mostra, intitolata “Quarant’anni di grafica e design. Il senso delle idee” è ospitata al m.a.x. museo e rappresenta la prima antologica dedicata all’artista svizzero, ma siciliano di nascita (Ragusa, 1955).

Il percorso della rassegna, curata da Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini, si apre con due importanti progetti, paradigmi della sua idea di design: la macchina tessile Stäubli di Sargans, una incorsatrice automatica universale, simbolo del grande impegno verso il disegno industriale, e nove modelli di orologi da parete, testimonianza di un particolare approccio al design di oggetti e di prodotti di largo consumo per l’ambiente domestico.

La mostra prosegue con una serie di opere che documentano il suo periodo formativo al Politecnico di Milano degli anni settanta, che rivelano il suo metodo di lavoro, le tecniche di rappresentazione, il processo di elaborazione del percorso progettuale fino alla realizzazione del prodotto, quindi con la sezione che raggruppa oggetti e prodotti per l’ambiente domestico, come un prototipo di divano, il progetto di una lampada, di caffettiere, di diversi oggetti in vetro (brocche, bicchieri, caraffe), e un’ampia e approfondita ricerca per la loro realizzazione a partire dalla forma del cono come archetipo progettuale e un lavoro work-in-progress sulla forma del tempo con orologi a parete, da tavolo, da polso e un campione degli infiniti studi di quadranti.

Il percorso continua con alcuni esempi di prodotti per il mondo dell’ufficio: da registratori di presenze ad affrancatrici postali, portaoggetti a box e astucci per l’archiviazione, contenitori per raccolta differenziata, armadi di stoccaggio verticale e un’ampia campionatura di temperamatite, con forme tradizionali e innovative oltre a numerosi progetti per macchinari utensili per l’industria tessile, idraulica ed elettrica.

Una sezione della mostra è riservata alla grafica di francobolli celebrativi (come quelli per il Centenario del Salone internazionale dell’automobile di Ginevra (1905-2005), l’Esposizione filatelica universale Helvetia 2022, la serie ProPatria – Itinerari Storici), i lavori di corporate image, il disegno di marchi e logotipi, la manualistica per retail di prodotto.
L’esposizione si conclude con un’ampia selezione di lavori e progetti dedicati al mondo della ricerca sanitaria e medicale.

In occasione della personale, Noro ha donato al m.a.x. museo la sua biblioteca d’artista e il suo archivio costituito da più di un migliaio di dossier di progettazione e presentazione di elaborati grafici, al cui interno di trovano schizzi, bozzetti, documentazione varia, rilievi fotografici di campioni, modelli in poliuretano e prototipi vari, materiali che permettono di ricostruire il percorso creativo del designer ticinese.

Accompagna la rassegna, che proseguirà sino l’11 settembre, un catalogo (ed. Skira) contenente saggi di Alessandro Bruni, Medardo Chiapponi, Cinzia Ferrara, Nicoletta Ossanna Cavadini, Mario Piazza e Viviana Trapani. Orari al pubblico: martedì − domenica 10− 12 / 14 − 18.

Note biografiche
Vito Noto nasce nel 1955 a Ragusa. All’età di tre anni con i genitori emigra in Svizzera, nell’Emmental, vicino a Lucerna. Nel 1969, dopo un breve ritorno in Sicilia, la famiglia rientra in Svizzera, scegliendo come luogo di residenza il Canton Ticino.

Nel 1974, dopo aver incontrato Max Huber che a Milano insegnava visual design e che gli fornisce preziosi suggerimenti, intraprende gli studi in industrial design alla Scuola Politecnica, dove si laurea nel 1976. Fra i rinomati designer italiani suoi insegnanti figurano Alberto Rosselli, Isao Hosoe, Narciso Silvestrini, Bruno Munari, Max Huber, Achille Castiglioni, Bob Noorda, Gillo Dorfles. Trascorso un breve periodo ad Amburgo come collaboratore responsabile di grafica identitaria promozionale e di product design presso lo studio Value Design, si trasferisce a Parigi per iniziare l’attività nel 1979 per Endt-Fulton Partner, per cui sviluppa prodotti per aziende quali HPF, Thomson CSF, CGA, Schlumberger, Centre George Pompidou.
Nel 1982 si trasferisce con la moglie a Cadro (oggi frazione di Lugano) e qui fonda il proprio studio di progettazione industriale.
Per l’industria meccanica Albe disegna la macchina utensile “RM16”, ottenendo poi riconoscimenti all’IF Die Gute Industrie Form ad Hannover nel 1985.
Nel 1984 partecipa alla costituzione grafica della nuova immagine coordinata Bticino, e nello stesso anno WMF lo incarica, insieme ad altri designer, di sviluppare il concetto di tavola imbandita per l’avvento del nuovo millennio, il cui risultato porta alla progettazione del “Cono” centrotavola.
A partire da metà degli anni ‘80 comincia la collaborazione con Hamilton per cui disegna prodotti negli ambiti di laboratorio ed ospedaliero fino al 2008. Nel 1986 inizia a disegnare postazioni di lavoro per Lista: l’armadio di stoccaggio verticale “Listamat” viene premiato all’IF Industrie Forum Design Hannover nel 1990.
Alla fine degli anni ‘80 e agli inizi degli anni ‘90 lavora (a macchinari e corporate identity) per TEM Hamilton Medical, Socos, Primavera, Benninger, Ortho Diagnostic – Johnson&Johnson e Tecan Medical, Schindler, L.G.L., Ariete, Lista Kunststofftechnick, Hildebrand. Nel contempo inizia a interessarsi a nuovi linguaggi: si dedica alla produzione di orologi da parete, fondando il marchio ®Perditempo, per il quale sviluppa concetti di lettura alternativi caratterizzati da orologi con lancette che scorrono al contrario, quadranti che indicano le 24 ore oppure dotati di una lancetta unica. In questi anni vari progetti vengono selezionati per il Premio Compasso d’oro.
Nel 1995  viene insignito del Design Preis Schweiz con il progetto “F.A.M.E.”, microlaboratorio disegnato per Hamilton, premiato per le qualità estetiche e la funzionalità tecnica della macchina.
Il 2000 si caratterizza soprattutto per il lavoro svolto con il produttore svizzero Pierre Junod, realizzando una serie di orologi da polso con il design di lettura a 24 ore degli orologi da parete “Giorno/Notte” e a 12 ore. Nel 2005 inizia la sua produzione di design di francobolli per La Posta Svizzera e il Liechtenstein. L’anno successivo viene annoverato nella rosa dei 25 designer svizzeri pubblicati nel volume DESIGNsuisse, curato da SRG SSR idée suisse con la collaborazione di Hochparterre, selezione di soli tre studi ticinesi con Bruno Monguzzi e The Red Box di Alberto Bianda e Paolo Jannuzzi. Fra il 2007 e il 2009, in collaborazione con La Posta Svizzera, Pro Patria e la fondazione ViaStoria dell’Università di Berna, realizza per ogni anno le tre serie dedicate agli itinerari culturali svizzeri (tra cui il percorso storico europeo della via Valtellina). Nel 2011, i 6 valori postali per il Principato del Liechtenstein dal titolo “Energie alternative” ottengono la menzione tra i migliori 10 francobolli al mondo.
Al 2017 risale la serie di monete commemorative dei passi alpini svizzeri Klausen (2018), Furka (2019) e Sustenpass (2020) per la Zecca svizzera SwissMint, nonché il premio Golden A’Design Awards ricevuto per l’orologio da polso “Giorno/Notte” da ventiquattr’ore di Perditempo e il caminetto a bioetanolo “Piro”.

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Al via la sedicesima edizione di Arte Laguna Prize https://www.artevarese.com/al-via-la-sedicesima-edizione-di-arte-laguna-prize/ https://www.artevarese.com/al-via-la-sedicesima-edizione-di-arte-laguna-prize/#respond Wed, 03 Nov 2021 09:00:17 +0000 https://www.artevarese.com/?p=63227 Venezia – Artisti preparatevi: sono aperte le iscrizioni ad Arte Laguna Prize 16, il noto concorso che offre l’opportunità di esporre negli iconici spazi dell’Arsenale Nord , ottenere visibilità, vincere un premio in denaro da 10.000 euro. Il Premio è aperto alle seguenti discipline artistiche: pittura, scultura e installazione, arte fotografica, video arte e cortometraggi, […]

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Venezia – Artisti preparatevi: sono aperte le iscrizioni ad Arte Laguna Prize 16, il noto concorso che offre l’opportunità di esporre negli iconici spazi dell’Arsenale Nord , ottenere visibilità, vincere un premio in denaro da 10.000 euro.

Il Premio è aperto alle seguenti discipline artistiche: pittura, scultura e installazione, arte fotografica, video arte e cortometraggi, performance, arte digitale, grafica digitale, cartoon, arte ambientale, arte urbana e art design.

Ogni anno Arte Laguna Prize collabora con partner internazionali di alto livello per offrire agli artisti opportunità in tutto il mondo. Ogni partner sceglierà un artista per i seguenti premi speciali: Residenze d’arte, Business for Art, Gallerie d’arte, Festival ed esposizioni, Mostre diffuse in Veneto , The Land of Venice e Premio Sostenibilità e Arte.

Le iscrizioni sono aperte a tutti e la scadenza è il prossimo 30 novembre.
Per scaricare il bando, conoscere le modalità di iscrizione e i dettagli sul concorso consultare: Bando di concorso HYPERLINK “https://artelagunaprize.com/it/bando-21-22/”>
Per informazioni scrivere a: info@artelagunaprize.com.

Intanto, fino al 21 novembre sono in mostra, sempre all’Arsenale Nord, le opere dei vincitori del concorso delle edizioni 14 e 15 rassegne rinviate dopo lo stop imposto dall’emergenza sanitaria. Esposte 240 opere tra le quali quelle dei tre vincitori assoluti di entrambe le edizioni oltre alle 42 firmate da artisti scelti dai partner internazionali per i premi speciali.

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La doppia lettura delle opere di Pietro Consagra https://www.artevarese.com/la-doppia-lettura-delle-opere-di-pietro-consagra/ https://www.artevarese.com/la-doppia-lettura-delle-opere-di-pietro-consagra/#respond Wed, 06 Oct 2021 07:24:50 +0000 https://www.artevarese.com/?p=62864 Lugano – Resa possibile dalla passione e dalla competenza di collezionisti quali Giancarlo e Danna Olgiati, “Pietro Consagra La materia poteva non esserci”, a cura di Alberto Salvadori in collaborazione con l’Archivio Consagra, in corso presso  Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, intende celebrare il centenario della nascita dell’artista Siciliano. Le 64 opere in mostra testimoniano […]

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Lugano – Resa possibile dalla passione e dalla competenza di collezionisti quali Giancarlo e Danna Olgiati, “Pietro Consagra La materia poteva non esserci”, a cura di Alberto Salvadori in collaborazione con l’Archivio Consagra, in corso presso  Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, intende celebrare il centenario della nascita dell’artista Siciliano.

Le 64 opere in mostra testimoniano il percorso compiuto da Consagra a partire dagli anni ’50 sino ai primi anni ’70, con aspetti creativi che hanno spaziato dalla pittura, alla scultura, alla creazione di gioielli e arredi sino alla idealizzazione di architetture urbane, trattando con estrema sintesi materiali quali legno, ferro, bronzo e acciaio conferendo a molte opere, in base alla superficie, la possibilità di una doppia lettura.

Come tutti i grandi scultori Consagra conferiva al disegno una fondamentale funzione ispiratrice.

Fermate nella loro fluttuazione come fossero state liberate dal rigore della gravità e altresì animate da irregolari folate di vento, le sculture bi frontali paiono salvate dall’artista da inesorabile consunzione e dal logorio della dimenticanza.

Presentata nella sua totalità  “La città frontale” (1969) propone al visitatore uno sguardo a volo d’angelo, liberando percorrenze visive e ideali il cui rimando letterario, per contrasto, porta alle “Città invisibili” di Italo Calvino a dire come per una mente libera, alla realtà corrisponde l’immediato dell’immaginazione e al fantastico il rigore del reale.

“Pietro Consagra La materia poteva non esserci” – Lugano – Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, Riva Caccia 1. Fino al 9 gennaio 2022. Orario: venerdì domenica 11-18

Mauro Bianchini

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Giochi di luce e trasparenza nelle opere di Nanda Vigo https://www.artevarese.com/giochi-di-luce-e-trasparenza-nelle-opere-di-nanda-vigo/ https://www.artevarese.com/giochi-di-luce-e-trasparenza-nelle-opere-di-nanda-vigo/#respond Fri, 01 Oct 2021 08:00:18 +0000 https://www.artevarese.com/?p=62850 Milano – Intellettuale, artista, designer, architetto di levatura internazionale, Nanda Vigo ha attraversato oltre metà del secolo scorso giungendo in questo, sino al 2020. Dopo essersi laureata in architettura all’Institut Polytechnique di Losanna ha proseguito l’apprendistato a San Francisco nello studio di Frank Lloyd Wright. Tornata  a Milano, sua città natale, poco dopo nel ’59 […]

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Milano – Intellettuale, artista, designer, architetto di levatura internazionale, Nanda Vigo ha attraversato oltre metà del secolo scorso giungendo in questo, sino al 2020.

Dopo essersi laureata in architettura all’Institut Polytechnique di Losanna ha proseguito l’apprendistato a San Francisco nello studio di Frank Lloyd Wright.

Tornata  a Milano, sua città natale, poco dopo nel ’59 intraprende numerosi viaggi in Europa venendo a contatto con i più importanti movimenti artistici dell’epoca.

Al suo ritorno in Italia il Bar Jamaica diventa luogo d’incontro con artisti come Enrico Castellani, Lucio Fontana e Piero Manzoni

Sempre in quel periodo attua una proficua collaborazione con Gio Ponti con  cui realizza  il progetto dello “Scarabeo sotto la foglia”  a Malo (Vicenza) tra il 1958 e il 1968.

A renderle omaggio  concorre “Nanda Vigo, incontri ravvicinati. Arte, Architettura, Design” in corso presso la Fondazione Sozzani in collaborazione con Archivio Nanda Vigo, Luca Preti e Glas Italia.

Strutturata in tre distinte sezioni, nella prima si coglie l’egemonia della luce attraverso una delle sue opere più rappresentative come “L’Ambiente Cronotopico” del 1968 dove la trasparenza unita alla luminosità tende a stabilire molteplici cadenze spaziali.

La componente architettonica caratterizza il secondo spazio con i progetti della Casa Blu (Milano 1967 – 71)  della Casa Gialla (Milano 1970 – 71) e della Casa Nera (Milano 1970).

Completa il percorso l’articolata ricerca svolta da Nanda Vigo (Milano 1936- 2020)  come designer con le sedie “due più” del 1971 ricoperte di pellicce al fine di essere collocate in ambienti ipergalattici.

Accanto ad esse vibrano i giochi di luce creati dalla storica lampada “Golden Gate” sino ad arrivare alla collezione “Hard & Soft” concepita per essere collocata in un ambiente dove ogni elemento si pone in costante relazione con quanto gli sta attorno.

Nanda Vigo, incontri ravvicinati. Arte, Architettura, Design” – Fondazione Sozzani,  Corso Como 10. Fino al 1° novembre. Orari:  Tutti i giorni 10,30-19,30. Mercoledì e giovedì 10,30-21. Ingresso: intero Euro 6, ridotto Euro 3

Mauro Bianchini

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Le multicolori silhouette urbane di Francesco Candeloro https://www.artevarese.com/le-multicolori-silhouette-urbane-di-francesco-candeloro/ https://www.artevarese.com/le-multicolori-silhouette-urbane-di-francesco-candeloro/#respond Mon, 19 Jul 2021 07:00:32 +0000 https://www.artevarese.com/?p=61768 Venezia – Chi abitualmente frequenta  la Galleria AArte Invernizzi a Milano, ha avuto nel tempo l’opportunità di conoscere e apprezzare il lavoro di Francesco Candeloro. E’ stata una gradita sorpresa ritrovare le sue opere presso Beetween Space and Surface presso il Magazzino del Sale 3 a Venezia. Le multicolori silhouette urbane presenti nella penombra dello […]

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Venezia – Chi abitualmente frequenta  la Galleria AArte Invernizzi a Milano, ha avuto nel tempo l’opportunità di conoscere e apprezzare il lavoro di Francesco Candeloro.

E’ stata una gradita sorpresa ritrovare le sue opere presso Beetween Space and Surface presso il Magazzino del Sale 3 a Venezia.

Le multicolori silhouette urbane presenti nella penombra dello spazio espositivo paiono avere fatta propria la misurata essenza luminosa di quel luogo.

Fantastici e allo stesso tempo fantascientifici, si potrebbe ipotizzare un “Sin City” dall’impianto narrativo urbano – mediterraneo, quei piccoli mondi rivelano, grazie alla maestria dell’ artista che ne ha saputo cristallizzare l’essenza, respiri che portano ad una joie de vivre quale rimando diretto alla vivacità percettiva dello sguardo.

Le cadenzate cromie luminose paiono configurare successioni di pensieri intimi il cui scopo reale è la rivelazione all’altro, tanta risulta l’incidenza dei flussi emozionali.

Ma del resto cosa fa grande una poesia se non quel potenziale inafferrabile che commuove sino a impedire del contesto una lettura completa e lineare, ma lasciando nell’anima turbolenze emotive in continui e inesauribili mutamenti.

La pittura scultorea di Candeloro conduce in luoghi dove non avremmo mai immaginato di avventurarci.

Ritmo, ordine, precisione delle forme accordano alle opere misura sia del reale, sia dell’ignoto, cadenze luminose entro le quali ogni successione tonale pare rendere la materia ancora più lieve di quanto essa sia nella realtà.

Francesco Candeloro – Magazzino del Sale 3. Dorsoduro. Fino al 11 settembre. Orario: giovedì – venerdì 11-18

Mauro Bianchini

 

 

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