Un'opera di G. L. BerniniUn'opera di G. L. Bernini

La prima volta – Circa una cinquantina di opere, veri e propri capolavori, realizzati non con i materiali canonici della scultura (marmo e legno), bensì con l'umile cartapesta, sono per la prima volta esposte in una mostra, grazie ad un iniziale, ma ben documentato e approfondito studio intrapreso da tempo dai curatori della stessa: Raffaele Casciaro e Paolo Biscottini.
Un' occasione per avvicinarsi alla bellezza e alla perizia di esecuzione di queste opere che fortunatamente si sono salvate dal loro destino segnato dal carattere effimero del materiale di cui sono fatte e che tale mostra contribuirà certamente a scongiurare e a farle vivere ed apprezzare sempre più dal pubblico e dagli studiosi di storia dell'arte.

Arte: sorella gemella – La mostra si articola in ben quattro sezioni scandite cronologicamente per sottolineare anche l'ampio arco di tempo nel quale con approcci tecnici diversi la cartapesta si è avvicendata accanto e contemporaneamente alle arti cosiddette maggiori. Lo stesso Vasari ne parlò a proposito di apparati effimeri realizzati da grandi scultori e architetti del Rinascimento; ad esempio riferendosi a Brunelleschi scrisse che fece gli "ingegni del paradiso di San Felice in piazza" in occasione dei festeggiamenti della festa della Nunziata, non vi è la certezza dell'uso della cartapesta, ma successivamente si sa di certo, che Bernini realizzò colossali scenografie di cartapesta e legno per un perduto ma documentato carro carnevalesco per Agostino Chigi nel 1658.

Un'opera di M. ManieriUn'opera di M. Manieri

Solo nel 1681 si trova la definizione canonica di cosa s'intende per cartapesta grazie alla voce nel Vocabolario di Baldinucci, che così spiega: "Cartapesta. Ogni sorte di rottami di carta, tenuti per più giorni in macero in acqua chiara; poi benissimo pesti in mortaio, tanto che la macera carta sia ridotta quasi come un unguento. Con questa si fanno le maschere che s'adoperano il Carnevale, e ogni sorta di figure, d'intero o non intero rilievo…". Prima di allora, già in pieno Rinascimento era utilizzata come una delle tante tecniche plastiche di cui i maestri e le loro botteghe si avvalevano per realizzare bozzetti, apparati effimeri, oppure veri e propri calchi di opere note e richieste sul mercato di tema religioso e decorativo.

La mostra – Proprio dal Rinascimento e in particolare da Firenze e Venezia inizia il viaggio nel mondo della cartapesta, che vede protagoniste le maggiori botteghe toscane e quella di Donatello e del suo entourage, nelle quali si sperimentano contemporaneamente la scultura in terracotta e stucco. Allora, ci si potrà imbattere nella seconda sezione, in opere degli scultori fiorentini Benedetto da Majano e Antonio Rossellino che esaudivano in tal modo le pressanti richieste di riilievi e sculture in cartapesta più facili anche da trasportare, che replicavano i modelli rinascimentali. Dalla terra veneta, invece, Jacopo Sansovino, veneziano d'adozione realizza dei maestosi altorilievi come la Madonna col Bambino del Museum of Fine Arts di Budapest del 1530 circa e un allievo di Donatello, Bartolomeo Bellano ci ha lasciato una elegante e raffinata Madonna col Bambino, della metà del XV secolo, visibile in mostra. Il periodo

Un'opera di Raffaele CarettaUn'opera di Raffaele Caretta

straordinario per l'arte della cartapesta si rivela ampiamente nell'età barocca ove i maggiori artisti si cimentano in veri e propri capolavori realizzati con tale tecnica e allora possiamo ammirare opere e bozzetti di artisti come Gian Lorenzo Bernini, Alessandro Algardi fino alla grande scuola del Settecento napoletano.
Al termine del percorso troviamo un riconoscimento legittimo della tradizione della lavorazione di tale materiale, che già dalla fine del Seicento e poi successivamente con fasi alterne si è perpetuato nella città di Lecce e dei suoi dintorni. Un maestoso ovale raffigurante San Michele Arcangelo domina l'ultima sezione oltre ad opere eccellenti settecenteschi tra le quali quelle di Mauro Manieri ed altre di carattere devozionale e cronologicamente più vicine a noi.

Il punto debole – Duttilità e leggerezza sono caratteristiche che a prima vista non rilevano all'occhio perché la scultura in cartapesta è spesso mimetica di altri materiali ben più solidi come l'oro, l'argento, il legno, …. Lascia sgomenti quando si scopre che lo strato, che l'artista modella secondo il proprio ingegno, è fatto con fibre tessili e dal ph neutro (soprattutto se antica) e risulta in tal modo compatto ed elastico, privo di fenditure, e nessun tarlo lo può attaccare. Il punto debole di tale materiale è che una minima pressione lo può deformare.

La scultura in cartapesta. Sansovino, Bernini e i maestri leccesi tra tecnica e artificio
Milano, Museo Diocesano (Corso di Porta Ticinese, 95)
15 gennaio – 30 marzo 2008
orari: 10-18. Lunedì chiuso
Catalogo Silvana editoriale