SilenzioSilenzio

C'erano una volta le sculture di Vincenzo Vela, Achille Alberti, Antonio Tandardini e Francesco Somaini. Angeli e vedove in lacrime, cappelle familiari e monumentali cippi. Oggi anche l'arte funeraria cambia e accoglie l'usanza dell'urna cineraria conservata in casa. "La mostra ospitata in Villa Recalcati e il più ampio progetto che condividiamo con gli orafi di Mede Lomellina, nascono dal connubio tra design e arte orafa, un settore che da tempo sente l'esigenza di proporre un'alternativa". È Germano Casone, direttore del consorzio orafi di Varese a commentare l'iniziativa espositiva dedicato all'urna cineraria rivisitata con materiali preziosi.

Ma andiamo con ordine: Casone spiega che dopo il decreto ministeriale del 2004, che consente di trattenere con sè le ceneri dei defunti, si sta sempre più diffondendo anche in Italia l'usanza di conservare in casa l'urna cineraria dei propri parenti, una tradizione decisamente più familiare in suolo statunitense e in molti angoli dell'estremo oriente. "Invece dei contenitori un po' anonimi e certamente dozzinali, ciò che proponiamo è un'interpretazione artistica e di alto artigianato di questi oggetti. Si tratta per noi, in Italia, di un terreno assolutamente vergine e fertile e di una strada di "riconversione necessaria" per un settore produttivo come quello dell'oreficeria. Abbiamo anche coinvolto noti designer per quest'operazione come Matteo Ragni, Enrico Azzimonti e Roberto Giacomucci". Il progetto in esposizione a Varese ha già transitato per la provincia di Pavia.

Cineris. Aldilà della forma
Mostra: "il design e l'oro per l'urna funeraria"

Varese, Villa Recalcati
Sala Neoclassica
Dal 26 al 28 novembre 2010
A cura del Consorzio Orafi di Varese