Sandro BondiSandro Bondi

A colpi di fioretto – Botta e risposta, tra il ministro Sandro Bondi e il suo consulente Salvatore Settis. A colpi di fioretto. Ma neanche tanto. L'aria che tira è quella che già si avvertiva a luglio, quando il primo scontro in tema di gestione delle politiche culturali irruppe sulle prime pagine dei giornali. All'indomani dell'annuncio di voler affidare a Mario Resca il ruolo di supermanager per la valorizzazione e tutela del patrimonio artistico e culturale statale, il titolare del Ministero dei Beni Culturali e uno dei suoi più stretti consulenti, in qualità di presidente del Consiglio superiore dei Beni Culturali, si mandano con regolarità, per il momento, cordiali messaggi di chiarimenti reciproci, sul metodo e sul merito delle scelte.

Le preoccupazioni – Al ministro, il professore contesta, lettera su Repubblica del 15 novembre, "che ritagliare musei, parchi archeologici e complessi monumentali fuori dal territorio di pertinenza è l'esatto opposto di tutta la tradizione italiana della tutela" e che l'ipotesi di una Direzione generale della valorizzazione, già caldeggiata dallo stesso Settis, tra gli altri, è già proposta all'ex ministro Rutelli, ha in sé un'ulteriore preoccupazione giustificata dalle possibili mansioni del supermanager: "Che cosa farà il nuovo direttore generale per 'valorizzare' le opere dei musei? L'articolo 6 del Codice dei beni culturali (approvato dal precedente governo Berlusconi) dichiara che scopo unico della valorizzazione del patrimonio culturale è «promuovere lo sviluppo della cultura». Ma le competenze del nuovo direttore generale sembrano mirate a ben altra valorizzazione, in senso esclusivamente economico".

Salvatore SettisSalvatore Settis

Le rassicurazioni – A stretto giro di lettera su Il Giornale di sabato scorso la replica del Ministro che lamenta, in termini ancora cauti, la fuga in avanti di Settis: "Prima ancora di consegnare il parere ufficiale relativo alla bozza del nuovo regolamento del Ministero, sottoposta al Consiglio Superiore, il professore ha preferito denunciare sulla stampa il disegno riformatore che l'ispira". Secondo Bondi, il professore si preoccupa eccessivamente dell'esorbitanza dei compiti del futuro manager, alla luce di una "un'idiosincrasia nei confronti di un supposto modello americano, con i musei staccati dai territori, le collezioni che si reggono sul marketing, avulse dal contesto. Non condivide il Ministro che la nuova riforma possa essere interpretata come "ferita del modello italiano di Tutela". La riforma, rassicura Bondi "intende invece razionalizzarne la gestione, e valorizzare la fruizione del pubblico attraverso un'azione più efficace sui musei, oggi, sì, abbandonati a se stessi, bisognosi di interventi strutturali, di un migliore allestimento, e di una migliore capacità di comunicazione esterna". Ed anche il pregiudizio diffuso sul nome di Resca, "è solo un sintomo di quell'immobilismo – conclude Bondi – e di quella diffidenza verso il nuovo che è proprio ciò che il Governo intende con forza superare".

La controreplica
– Puntuale di nuovo dalle pagine di Repubblica, l'ulteriore replica di Settis, che rimarca: "Non parlo in mio nome, ma in nome del Consiglio superiore per i Beni Culturali", riferendosi all'unanimità con cui tutti i membri che lo compongono – Antonio Paolucci, Andrea Emiliani, Tullio Gregory, Cesare De Seta, Paolo Portoghesi, Marisa Dalai, Walter Santagata – hanno bocciato al momento la proposta così come formulata dal ministro: "La via indicata da Bondi – scrive ancora Settis – è inadatta allo scopo che si prefigge, contradditoria rispetto all'articolo 6 del Codice e conflittuale con le competenze in materia di tutela". Dunque la preghiera di riformulare la proposta, magari ripensando a quanto annunciava contestualmente, questione di pochi mesi fa, "un bando di concorso a livello internazionale" e non la scelta ad personam. C'è da giurarci che lo scambio a distanza proseguirà nei prossimi giorni e che la temperatura dello scontro non potrà che alzarsi. E come per la prima crisi al vertice della gestione dei beni culturali statali, anche questa volta, non tardano ad arrivare i primi non miti consigli alle dimissioni. Di Settis, naturalmente. Per voce dell'incandescente Gabriella Carlucci.