Anna Sala - ph. C. MeazzaAnna Sala – ph. C. Meazza

Il supporto, di solito una tavola di legno, lo prepara lei, con il gesso, come facevano gli antichi. I colori, sono invece quelli industriali. "Ma la 'ricetta' per farli a partire dalle polveri, ce l'ho", assicura. La passione per l'arte, quella viene dal ramo paterno della famiglia. Coltivata, rafforzata, educata dai suoi trascorsi senesi, al cospetto di Duccio e Simone Martini, quindi diventata professione con i buoni auspici di esegeti attenti: Stefano Crespi, su tutti, con la sua forma mentis testoriana ed aperta all'interazione tra documento visivo e quello letterario e l'altro importante incontro con un pittore di rinomata famiglia come Ruggero Savinio. Anna Sala, varesina, ma di larghi orizzonti ed esperienze non certo provinciali, lavora nel solco di una figurazione dal solido retroterra;  non uscendo dai canoni, ma rinnovandoli al proprio interno, puntando ad una estrema calligrafia, ad una precisione che è poetica e tecnica, ad un tempo; fiera di riabilitare i generi tradizionali affidandosi ai procedimenti che secoli fa equiparavano il pittore allo speziale.  Una sua personale con circa 60 opere, tra tavole e acquerelli, viene inaugurata alla Galleria Mosaico a Chiasso, fino all'8 marzo. Opere dal 2002 fino alle più recenti, la critica questa volta affidata a Chiara Gatti.

Anna, di nuovo in Svizzera.
"Ho la fortuna di avere avuto diverse esperienze in Svizzera, grazie a partecipazioni a collettive ed anche personali. Ho avuto modo di conoscere alcuni colleghi artisti e critici svizzeri che mi hanno arricchito. Sono profondamente italiana per formazione e frequentazioni, ma mi piace avere la possibilità di confrontarmi in un dibattito più ampio, frequentando quando è possibile i luoghi i Canton Ticino in cui va in scena il dibattito sull'arte".

MarinaMarina

A cui partecipi come pittrice o anche come 'teorica'?
"Per il momento la mia dimensione è quella di pittrice. Ma sono laureata in storia dell'arte e non è certo estranea da me l'idea di poter in futuro dare un mio contributo anche in altre forme".

Veniamo al tuo percorso. Nella tua biografia hanno risalto alcuni nomi di spicco: Enrico Crispolti e Stefano Crespi.
"Crispolti è stato mio professore a Siena. Anche da Luciano Caramel ho avuto contributi al mio lavoro. E sicuramente ho un rapporto molto bello con Stefano Crespi che trovo delicato, attento, molto partecipativo alla mia pittura. Mi ha dato la possibilità di avere una più profonda coscienza  espressiva, come se mi avesse suggerito un substrato poetico".

E poi l'incontro con Ruggero Savinio, figlio di Alberto e nipote di De Chirico.
"Un altro incontro importante. Quando andai a trovarlo nel suo studio mi colpì immediatamente la gentilezza, la sua simpatia, la sua umiltà nel ricevermi e nel mettersi a mia  disposizione".

MarinaMarina

Come avvenne la conoscenza con Savinio?
"Crespi curò un mio catalogo; su suo suggerimento ne spedì una copia a Savinio, il quale espresse degli apprezzamenti sul mio lavoro che mi colpirono. Decisi di andarlo a trovare a Roma, nel suo studio con vista su Piazza San Pietro. L'anno successivo un suo testo,  L'immagine spaziosa, corredava una mia personale alla Fondazione Patelli di Locarno".

Cosa legge Crespi nel tuo lavoro e cosa ha trovato vi ha letto Savinio?
"La differenza è nell'impostazione. Crespi è un critico vero e proprio, lontano dall'impostazione storicistica di Crispolti o di un Caramel. La sua è una riflessione quasi letteraria, tra pittura e poesia, rifacendosi alla critica francese ed è un approccio questo che sento molto vicino. Savinio è invece pittore e guarda un quadro da pittore. Nei miei piccoli quadretti che gli portai fin dalla prima volta, si interessò dell'importanza dello spazio, della definizione dello spazio assoluto; gli è caro il concetto di assolutezza dell'immagine. Nei miei quadri, ha scritto, trovava « uno spazio concentrato e compresso fino a dilatarsi nella monumentalità»".

C'è sempre nel tuo lavoro, penso soprattutto ai paesaggi una quasi esatta ripartizione degli spazi, per piani, orizzontali. Ma soprattutto c'è un amore ben dichiarato per la buona pittura. Antica, buona pittura.
"Da parte di mio padre c'è sempre stata una particolare attenzione alla pittura. Ho avuto poi, alla Scuola d'arte, a Siena, insegnanti particolarmente orgogliosi della tradizione classica del dipingere. Rientrava proprio nell'ordinamento dei corsi insegnare agli allievi il modus operandi degli antichi maestri, spesso prendendo spunto dalle opere che ci facevano vedere, i grandi nomi della tradizione senese. La tecnica di preparazione della tela, con il gesso, che rende del tutto particolari poi le stesure del colore. Una tecnica che naturalmente non era solo senese, ma comune a tutta l'arte rinascimentale e che trovo tuttora congeniale alla mia espressività".

SplendoreSplendore

Da cui ottieni quel nitore fiammingo di cui già parlava Crespi.
"E' proprio un tipo di sensibilità pittorica differente. Il gesso consente di ottenere effetti diversi, nei particolari come nell'insieme dell'opera".

I tuoi lavori tradiscono particolari predilezioni tematiche: i paesaggi dolci, altre reminiscenze toscane, le marine, le nature morte. Continuerà il tuo lavoro su queste scelte o altri interessi sono all'orizzonte?
"Ci sono altre strade a cui mi dedico, ma sono ancora al momento in embrione. Ma anche questi temi che ricorrono non li considero alla stregua di cicli conclusi. Ogni opera fa parte di un discorso espressivo che si evolve, ogni lavoro mi porta in avanti. La stessa natura morta, vive di evoluzioni. Mai naturalistica, mai fotografica, ma espressiva".

A proposito di nature morte, in mostra ve n'è una, Splendore, che si staglia sul tono di fondo, sospesa nel piatto.
"Mi piaceva il discorso compositivo, il lasciarla sospesa, quasi contravvenendo al genere. Di solito la natura morta indica qualcosa di concreto, di reale, di pesante anche; qualcosa da mangiare, toccare, annusare. Qui invece c'è una immagine ribaltata, una fisicità sospesa che toglie peso all'immagine. La cosa che più mi piace nel dipingere queste tele, è che la natura morta ti dà la possibilità di entrare in piena intimità con gli oggetti, così da amplificarne il loro significato simbolico".

Anna Sala. Oltre la spiaggia (opere 2002-2008)
Galleria Mosaico Arte Contemporanea
Via Emilio Bossi 32, Chiasso, Ch:
dal 26 gennaio all'8 marzo 2008
inaugurazione sabato 26 ore 18
a cura di Chiara Gatti
Da martedì a venerdì 15-18
Sabato 10- 12; 15-18
info: 0041-91-6824821