Milano – Il Museo della Permanente presenta una grande retrospettiva dedicata a Jack Vettriano (1951-2025), artista scozzese recentemente scomparso e amatissimo dal pubblico internazionale per l’intensità narrativa dei suoi dipinti.

La mostra, curata da Francesca Bogliolo riunisce oltre 80 opere in un percorso che ricostruisce l’immaginario più iconico del pittore. Al centro dell’allestimento si trovano nove olii su tela che condensano i temi cari all’artista: atmosfere noir, relazioni ambigue, scenari sospesi tra realtà e finzione. Vettriano lavora su ambienti rarefatti, camere d’albergo, sale da ballo, terrazze affacciate su mari inquieti: luoghi che sembrano fotogrammi di un film mai girato, carichi di desiderio, solitudine e tensioni sottili. Accanto ai dipinti, una serie di lavori su carta museale a tiratura unica mette in luce la precisione del segno e la forza compositiva delle sue scene, costruite con una regia quasi teatrale.

Uno dei nuclei più suggestivi della retrospettiva è il ciclo fotografico realizzato nello studio dell’artista da Francesco Guidicini, ritrattista ufficiale del Sunday Times. Queste immagini, spesso scattate in controluce o in diagonale, mostrano l’ambiente in cui Vettriano costruiva i suoi racconti visivi: tavoli coperti di bozzetti, luci direzionali, polaroid annotate, oggetti che ritornano nei suoi quadri come “attori” silenziosi. A completare il percorso, un video in cui lo stesso artista riflette sul proprio linguaggio, sulle atmosfere che ricerca e sull’equilibrio tra sensualità e malinconia che caratterizza il suo stile.

L’esposizione sottolinea il rapporto speciale fra Vettriano e il pubblico: un dialogo diretto, immediato, fondato sulla capacità di catturare gesti minimi e trasformarli in icone emotive. Le sue coppie, eleganti, distanti, enigmatiche, vivono in un tempo rallentato, in una dimensione sospesa dove l’amore è sempre sul punto di accadere o di sfuggire. È una pittura costruita sul non detto, sulle posture, sugli sguardi che evitano il contatto, sulle atmosfere che ricordano l’America di Hopper ma anche i set del cinema classico.

La retrospettiva permette di cogliere la varietà dei registri dell’artista: dalle scene romantiche ai momenti più tesi, dai quadri intrisi di malinconia alle composizioni che giocano su una sensualità dichiarata ma mai volgare.

Accompagna l’esposizione un catalogo che documenta le opere esposte e include saggi critici e apparati tecnico-iconografici.

Fino al 25 gennaio, orari: da lunedì a domenica, 10-19. Aperture straordinarie  8, 26, 27, 28, 29, 30, 31 dicembre, e 6 gennaio. Chiuso 24, 25 dicembre e 1° gennaio.