L'artista in una foto di Paolo ZanziL'artista in una foto di Paolo Zanzi

Settant'anni di storia, settant'anni di ricerca, settant'anni di pittura: Aldo Alberti. Non si direbbe guardandolo: spirito brioso, piglio deciso, camminata vivace e ritmata, certo confondono. Ma le 97 candeline appena spente, segnano la sua vera età. Un vissuto ricco di storia, di lavoro, di esperienze….d'arte. Ha iniziato giovanissimo a dipingere grazie "alla sua mamma che, a quei tempi, gli ha permesso di dedicarsi al disegno" – come lui stesso sottolinea sempre e in ogni intervista. Cresciuto a pane e arte, Alberti si può solo definire "il maestro". Le sue prime apparizioni nello scenario artistico cittadino, iniziano nella metà degli anni '30. Alcuni dei lavori appartenenti a questo periodo si possono ammirare, con altri, alla Fondazione Bandera dove, fino il 20 dicembre, rimarrà aperta un'antologica a lui dedicata, curata dallo storico Giuseppe Pacciarotti.

La mostra alla Fondazione Bandera – Il percorso della mostra parte dunque da tematiche affrontate in quei lontani anni quando l'artista si ispirava ai maestri del '900. Episodi figurativi mai ripresi pedissequamente ma da subito caratterizzati da quell'originalità che lo distanziava dagli altri pittori locali e che rivelava la sua particolare personalità. La guerra portò Alberti prima in Grecia e in Albania e poi in campo di concentramento di Schongau.
"Sono di questi periodi alcuni disegni e schizzi veloci che riprendono la drammaticità di un mondo sconvolto" commenta Giuseppe Pacciarotti. Al ritorno a casa partecipa, con grande vitalità, al rinnovamento artistico infondendo nei suoi lavori quello che sentiva. Una pittura di forte personalità con richiami a un figurativo 'tradizionale' ma con guizzi che fanno capire l'indipendenza dell'artista.

Un'opera del maestroUn'opera del maestro

I nudi – A partire dagli anni '60 si accende un profondo interesse sulla figura femminile che riprende in pose monumentali, come fossero sculture. "Queste donne vivono nelle tele e rivelano il peso dei pensieri che le caricano". Figure imponenti e maestose, ritratte nell'intimità del sentimento più che nell'aspetto fisico. Alberti dipinge le emozioni, le angosce, le paure. La modella che lo accompagna da 40 anni, oltre al suo corpo, posa i suoi stati d'animo.

La natura e i suoi muri…lo diceva già Leonardo…
– "Anche la natura, che da sempre lo affascina, non è più trattata come all'inizio, in modo 'impressionista' ma rivissuta in chiave neoromantica e la forza del suo messaggio emerge nelle forme che, anche qui, coglie come forza del Creato e del suo mistero. Infine, ultimo periodo di ricerca di Alberti è rivolto ai muri, una nuova originale fonte di ispirazione. Non sono mai riconoscibili come quelli di una casa tradizionale, ma risultano il frutto di una ricerca che, tenendo presente le tante primavere di Alberti, emoziona. Ci si commuove di fronte alla bellezza delle sue proposte – conclude Pacciarotti – che hanno sempre dentro tanta poesia e malinconia".

Perché proprio i muri, maestro?
"Perché – confida Aldo Alberti – nelle macchie che si formano col passare degli anni si creano degli effetti, dei colori davvero meravigliosi. Leonardo Da Vinci, già allora, diceva di guardare quelle venature. Lui era un genio, anzi il genio …pensate quanto sia stato lungimirante…. Comunque, tornando ai miei muri, devo dire che quando sono in giro li osservo attentamente. Sono dei capolavori! Io li guardo, poi vado in studio e rielaboro, a modo mio, quelle immagini".

Dipingere è l'elisir di lunga vita. Qualche giorno fa, ha festeggiato i 97 anni. E' in splendida forma. Qual è il suo segreto?
"Dipingere dal mattino alla sera. 6 o 7 ore tutti i giorni, sabato e domenica compresi, per 70 anni. Non sono mai soddisfatto di quello che faccio. Mi sembra sempre che manchi qualcosa al dipinto. Quindi, continuo a disegnare. Ci vuole esercizio e non bisogna accontentarsi mai. E' questo, il segreto che mi tiene in piedi e che mi fa restare giovane. Negli ambienti artistici milanesi dicono: più Alberti diventa vecchio, più i suoi quadri si caricano di forza!…".