Cunardo – Nella chiesa della Madonna del Rosario la comunità ha salutato Giorgio Robustelli, figura centrale della cultura artistica dell’alto Varesotto e custode appassionato di un luogo che, più che una bottega, è sempre stato un crocevia di idee: le Ceramiche Ibis. Nato nel 1943, ultimo discendente di una famiglia di maestri ceramisti, Robustelli aveva trasformato l’atelier di famiglia in un microcosmo creativo dove artigianato e ispirazione si intrecciavano fino a diventare un’unica voce.
Tra le vecchie fornaci seicentesche – che mostrava ai visitatori con un orgoglio quasi paterno – sono passati alcuni dei nomi
più significativi del Novecento: Lucio Fontana, Renato Guttuso, Piero Chiara, e persino Hermann Hesse, che amava passeggiare nei boschi circostanti, attratto da un magnetismo che paragonava a quello del Monte Verità. Gli oggetti, le sculture e le firme lasciate sui piatti e sulle tavole dell’atelier raccontano un’epoca in cui Cunardo divenne, quasi incredibilmente, un faro culturale internazionale.
Giorgio, insieme al fratello, aveva raccolto il testimone dei genitori, che negli anni Cinquanta avevano trasformato la loro fornace in un laboratorio di creatività aperto al mondo. Negli
ultimi decenni, oltre a custodire la memoria del luogo, aveva ampliato l’atelier in un museo all’aperto, popolato da opere provenienti da ogni continente.
Con la sua scomparsa si perde non solo un artista, ma l’anima di un luogo che per 75 anni ha dato forma e voce alla cultura del territorio.









